Aveva scambiato un tumore osseo per una frattura: una diagnosi sbagliata che è costata la vita a Domenico Natale, un ragazzo di appena 20 anni. Per questo un medico di Roma, F.C., è stato condannato in via definitiva dalla Corte di Cassazione per omicidio colposo. Per il chirurgo ortopedico un anno di reclusione.
Lastra, diagnosi sbagliata e operazione
La vicenda iniziò nel maggio del 2013 quando Domenico Natale, accompagnato dal padre, andò in una clinica romana per effettuare la lastra a un ginocchio. Il ragazzo accusava da giorni forti dolori e non riusciva a capire quale fosse il problema. Dalla lastra, secondo quanto emerso durante le fasi processuali, era già evidente la presenza di un osteosarcoma, un tumore delle ossa. Ma l’ortopedico che visionò la lastra, F.C., non se ne accorse e scambiò quel tumore per una frattura, forse procurata durante una partita di calcetto che il giovane aveva disputato di recente, anche se il ragazzo non ricordava contatti che potessero aver causato la frattura. Pertanto fu decisa l’operazione per ridurre la frattura. A quanto pare questa scelta aggravò ancor di più la situazione. Il tumore, infatti, era molto aggressivo e presto andò in metastasi tanto che fu necessario procedere all’amputazione della gamba. Ma nemmeno questo salvò la vita del giovane Domenico. Infatti, dopo 17 mesi di agonia, il ragazzo è morto. La famiglia, i genitori e i fratelli, non lo hanno mai lasciato solo. Il padre, in lacrime, uscendo da una delle udienze, ha dichiarato: “Abbiamo nascosto a Domenico che sarebbe morto perché volevamo vederlo continuare a sperare. Nonostante l’amputazione, ha combattuto ogni giorno per una vita migliore. I suoi quattro fratelli l’hanno sostenuto durante tutta la terapia”.
La sentenza della Cassazione
La condanna per il dottore è stata confermata dalla Corte di Cassazione dopo che gli avvocati della famiglia del giovane hanno dimostrato come il suo errore abbia portato prima all'amputazione della gamba di Domenico, e poi alla
sua morte, avvenuta il 30 ottobre 2014. Il padre del giovane ha intrapreso la battaglia legale per avere giustizia. “Nessuno mi porterà indietro mio figlio, ma è bene che se un medico si dimostra superficiale, sia fermato”.
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