Claudio Leone, funzionario comunale, è stato sempre irremovibile nel suo lavoro, anche a fronte delle pressioni per bloccare la revoca della concessione demaniale al chiosco ‘La Rosa dei Venti’, una attività facente capo alla famiglia del segretario dello staff del sindaco di Sabaudia Giada Gervasi. Precedentemente, Leone aveva tenuto lo stesso comportamento retto anche con l'assessore Emanuela Palmisani, legale che lavora nello stesso studio del primo cittadino.
Le mosse del sindaco
Come riportato da Repubblica, era una mosca bianca quel dipendente pubblico che si trovava, suo malgrado, nel sistema Sabaudia che è stato descritto dal gip del Tribunale di Latina, Giorgia Castriota, costituto da gare pilotate e corruzione nel ben conosciuto centro balneare. Tante sono state le sviste davanti a troppi abusi nella gestione delle spiagge per avere in cambio voti o anche favori a ditte amiche per lavori da un milione di euro per la gara di coppa del mondo di canottaggio. Ma Leone non è stato l’unico a fare il suo dovere senza scendere mai a compromessi. Come lui anche la funzionaria Rosanna Del Duca. Non ci sono quindi solo gli illeciti ipotizzati a carico dei dipendenti del Comune all’interno delle 500 pagine di ordinanza di custodia cautelare, con la quale il gip ha disposto sedici misure, mandando agli arresti domiciliari anche lo stesso sindaco. Ci sono anche storie di funzionari non corruttibili.
Secondo gli inquirenti il sindaco, che si trovava alla guida di una giunta civica, aveva come obiettivo quello di salvare la concessione dello stabilimento ‘La Caravella’ di Mario Ganci, presidente del Sib, e anche quella del chiosco ‘La Rosa dei Venti’, oltre a tutelare tutti i balneari così da averne il consenso, senza preoccuparsi di riscuotere più di 150mila euro di canoni demaniali. Invece di fermare i morosi, il primo cittadino avrebbe voluto chiedere alla Regione che i morosi nel 2020 non fossero tenuti a versare nemmeno un centesimo. A questo si sarebbero però opposti sia Leone che la Del Duca, i due funzionari integerrimi. Ovviamente questa loro rettitudine ha però portato a manovre non proprio oneste nei loro confronti. La Del Duca è stata la prima a essere spostata in un altro ufficio e poi è toccato a Leone.
Un grave danno d'immagine politica
Come sostenuto dal gip Castriota, per la Gervasi, il consigliere comunale Sandro Dapit, anche lui agli arresti domiciliari, e l'assessore Palmisani, non indagata, si tratta di un grave danno d'immagine politica che porterebbe i balneari a pensare che la giunta non è capace “di arginare l'iniziativa di legalità da parte degli Uffici comunali”. Secondo gli investigatori il primo cittadino avrebbe disposto una specie di ritorsione nei confronti di Leone: “Adesso paga per ogni provvedimento che ha fatto e che abbiamo avuto le eccezioni contrarie, ok?”. Per questo motivo il sindaco avrebbe chiesto all'assessore Gianpiero Macale, non indagato, “una ricognizione delle spese legali per la cause perse da tutti i capi Settore”, in modo da mettere in cattiva luce Leone.
Macale avrebbe risposto: “Per colpa di uno scemo eh! Bisognerebbe revocarlo da quell'ufficio lì, questo! Dice che sta risolvendo i problemi dell'Ente e secondo me li aggrava”. Anche un’altra funzionaria, Sara Macera, avrebbe detto alla Del Duca:“Tanto ho capito che qua ci sta qualcosa che non va”.Segui già la pagina di Roma de ilGiornale.it?
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