"Mi ha violentata e poi è andato a lavorare...". Il racconto choc della stagista

Il racconto della studentessa di Infermieristica che ha denunciato l'infermiere del Policlinico Umberto I per violenza sessuale: "Ho urlato ma nessuno mi ha sentito"

"Mi ha violentata e poi è andato a lavorare...". Il racconto choc della stagista

"Mi ha attirata dentro la stanza con la scusa di dover fare una flebo a un paziente, ma era vuota. Lui ha chiuso la porta a chiave. Era il mio ultimo giorno di pratica, non ci riesco a pensare". A parlare è Marta (nome di fantasia), la stagista che ha denunciato l'infermiere del Policlinico Umberto I di Roma per violenza sessuale. "Non ho avuto il tempo di fare nulla. - racconta la 20enne in una intervista a Repubblica - Mi è saltato addosso".

Il racconto

Marta è una studentessa di Infermieristica in tirocinio presso il reparto di Urologia dell'ospedale capitolino. "Il mio piano di studi prevede 180 ore di pratica suddivise in sei cicli da 30 ore. - spiega - Quello di quattro giorni fa era l'ultimo giorno di pratica del corso. Ero contenta di aver finito". Attorno alle ore 23.30 di mercoledì sera, l'infermiere le avrebbe chiesto di seguirlo in una stanza per disbrigrare alcune faccende. "Stavamo facendo un giro pazienti. - ricorda la ragazza -A un certo punto mi ha detto: "Marta, seguimi, dobbiamo andare di là a cambiare la flebo a un paziente in una stanza piuttosto piccola, isolata rispetto al resto del reparto. Ultimamente ci sono stati dei lavori di ristrutturazione dell'edificio, quell'ala era stata chiusa, non l'avevo mai vista".

L'aggressione

Quando sono arrivati nella stanza, Marta si è resa conto che qualcosa non quadrava. "Ho visto una lettiga vuota, non c'era nessun paziente. - dice - Non ho avuto il tempo di fare nulla. Mi ha dato una spinta, si è chiuso la porta alle spalle, ha girato a chiave e poi mi è saltato addosso". La 20enne, sopraffatta dall'infermiere, ha cominciato a gridare: "Ma non è venuto nessuno. Perché lì nessuno poteva sentirmi, lui lo sapeva". Ha provato a liberarsi dalla morsa dell'aggressore ma non ci è riuscita: "Ormai aveva già fatto tutto, io ero disperata, mi sentivo male. - racconta ancora - Lui non mi ha lasciato andare via. Non voleva che chiamassi i soccorsi. Allora mi sono inventata una scusa, gli ho detto che sarei tornata e sono scappata".

I soccorsi

Sotto choc, Marta ha chiesto aiuto a un collega salvo poi rivolgersi ai medici del pronto soccorso per chiedere assistenza. "Sono corsa per le scale, sono uscita dalla palazzina e sono andata da un mio amico che stava facendo la pratica in un altro reparto. Lui mi ha accompagnata subito al pronto soccorso, ho avvisato per telefono mia madre che è arrivata con Carla, che è il mio avvocato, ma prima di tutto è una cara amica di famiglia, mi conosce da anni. - spiega la giovane -I medici hanno attivato subito il percorso rosa, mi hanno fatto visitare da una donna, il mio avvocato mi ha seguita durante tutta la procedura per sincerarsi che venisse eseguita correttamente. Poi sono andata a casa".

L'infermiere, che intanto era tornato a lavorare - "come se nulla fosse successo", precisa Marta - è stato fermato dalla polizia. La ragazza ha denunciato il 55enne e ora reclama giustizia: "Chiedo ai magistrati di fare in fretta. - conclude - Una cosa del genere non deve accadere mai più a nessuna donna".

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