La rivolta dei migranti in quarantena, per uscire danno fuoco al centro d'accoglienza

Materassi incendiati e finestre rotte per protestare contro la quarantena: nel centro d'accoglienza di via Paolo Savi, a Torre Maura, circa 60 migranti da diversi giorni erano in isolamento dopo che due ospiti erano risultati positivi al coronavirus

La rivolta dei migranti in quarantena, per uscire danno fuoco al centro d'accoglienza

Le tensioni erano iniziate una settimana fa, quando dopo la notizia della presenza di due migranti positivi al Covid-19, i residenti del quartiere avevano preso a sassate il centro di accoglienza Paolo Savi, a Torre Maura.

A far accendere la miccia era stato il continuo via vai degli stranieri, nonostante l’isolamento imposto dalla Asl competente dopo la scoperta dei contagi all’interno della struttura. Per ovviare al problema la cooperativa aveva alzato la recinzione e chiesto un presidio h24 dei vigili urbani.

Ma la situazione è esplosa nel pomeriggio di oggi quando, verso le 18.30, i migranti hanno dato vita ad una vera e propria rivolta contro il divieto di uscire dal complesso. Gli ospiti del centro di via Paolo Savi hanno incendiato materassi, lenzuola e rotto alcune finestre. Ci sarebbe anche un ferito, una persona che si sarebbe tagliata con le schegge di vetro. L’incendio sarebbe partito dal terzo piano nel tardo pomeriggio.

Dalle prime ricostruzioni la protesta sarebbe scattata proprio perché alcuni ospiti avrebbero voluto abbandonare la struttura, stufi della quarantena. Sul posto sono interevenute due squadre dei vigili del fuoco, i poliziotti del commissariato Casilino, gli agenti della polizia locale di Roma Capitale e un’ambulanza del 118, allertata per soccorrere la persona rimasta ferita.

"Nessuno degli ospiti è riuscito ad allontanarsi dalla struttura", dicono al Giornale.it fonti vicine al corpo di Polizia Locale di Roma Capitale. La rivolta, secondo le stesse fonti, arriverebbe dopo giorni di proteste dovute all’innalzamento della recinzione, e di tentativi di fuga da parte degli ospiti. Tra le ipotesi c’è quella che l’incendio possa essere stato appiccato proprio per rendere inagibile l’edificio ed ottenere il trasferimento dei migranti in altre strutture meno "controllate".

Il complesso è lo stesso che esattamente un anno fa fu teatro dei disordini contro l’arrivo di diverse famiglie rom in emergenza abitativa. Nei giorni scorsi i residenti che abitano davanti al centro di accoglienza avevano accusato gli ospiti di non rispettare l’isolamento imposto dalla Asl e dalla cooperativa che gestisce la struttura per evitare la diffusione del coronavirus. Proprio il diverbio tra gli inquilini dei palazzi popolari e uno degli ospiti aveva fatto partire un lancio di oggetti contro l’edificio.

Gli operatori del centro erano riusciti a riportare la situazione alla normalità, ma a distanza di una settimana le tensioni sono riesplose, nonostante le misure messe in campo dagli addetti che nei giorni scorsi avevano cercato di mediare con gli stranieri ospitati nella struttura. "Sin dal primo giorno dell’emergenza Covid-19 l’impiego massiccio della Polizia Locale deciso dall’amministrazione fa emergere con chiarezza il contributo che le Polizie Locali d'Italia, possono dare nel settore sicurezza", commenta Marco Milani, coordinatore romano dell’Ugl Polizia Locale, intervenuto sul posto per sedare le proteste.

"Non è accettabile che queste persone mettano a repentaglio la salute dei residenti che subiscono da giorni irragionevoli pretese degli

immigrati, rischiando così di vanificare tutti i sacrifici fatti fino ad ora" , è la reazione di due esponenti della Lega, il coordinatore nel VI Municipio, Fabio Vittori, e la consigliera regionale, Laura Corrotti.

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