Il Veltroni scrittore rivendica l'invasione dei migranti nella Capitale

Nel suo nuovo libro l'ex sindaco di Roma Walter Veltroni traccia un bilancio delle sue amministrazioni e invita la sinistra a ripartire dai migranti. Ma nelle periferie romane, da Torre Maura a Casal Bruciato, divampano gli scontri etnici

Il Veltroni scrittore rivendica l'invasione dei migranti nella Capitale

Da regista a scrittore, Walter Veltroni si racconta in un nuovo libro. “Roma, Storie per ritrovare la mia città”, è a metà fra un vademecum sul buon governo della Capitale e un manifesto politico destinato ai compagni di partito che, forti del primato romano ottenuto alle europee, vorranno cimentarsi nella corsa al Campidoglio.

Tra i successi della sua passata amministrazione sciorinati all’interno del volume, di cui Repubblica ha pubblicato un estratto, ce n’è uno su tutti: l’accoglienza. Veltroni rivendica, tra gli altri, la concessione del voto agli extracomunitari e la battaglia per la “degna sepoltura delle vittime delle tragedie dell’immigrazione”. La vocazione di Roma, secondo l’ex sindaco, è quella di essere una capitale multietnica e ospitale.

La battaglia, allora, è quella per lo ius soli e la concessione della cittadinanza a tutti quei bambini che nascono in Italia. Peccato però che, come ricorda Francesco Borgonovo su La Verità, nella Città Eterna c’è anche chi, come Salvatore Buzzi, proprio nello stesso periodo in cui l’ex primo cittadino apriva le porte ai migranti, sui profughi ci ha fatto montagne di quattrini. Nonostante le ombre che hanno contraddistinto la gestione del fenomeno migratorio in questi anni, Veltroni rivendica con forza il suo ruolo di pioniere dell’accoglienza.

Del resto fu proprio l’ex sindaco, nel 2008 a chiedere che venisse dato agli stranieri residenti in Italia da un certo periodo anche il diritto di voto, almeno alle amministrative.

In un momento storico in cui le periferie sono infiammate dalle rivolte contro rom e migranti, con interi palazzi diventati terre di nessuno in mano ad occupanti abusivi e spacciatori, l'ex segretario del Pd parla di una città “senza ghetti etnici”. Un’interpretazione un po’ troppo ottimistica, sicuramente lontana dalla realtà.

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