Volontaria sbranata dal pitbull nel canile: "Ora è in fin di vita"

Una donna di 65 anni, volontaria in un canile di Roma, è stata azzannata dal pitbull che aveva in custodia. Le sue condizioni sono gravi

Volontaria sbranata dal pitbull nel canile: "Ora è in fin di vita"

Le sue intenzioni erano quelle di portare il cane, un pitbull di nome Frida, a fare una passeggiata. Ma il molosso, custodito nel canile Valle Grande di Roma, l'ha azzannata con ferocia. Ora, la volontaria Amelia Ceci, 65 anni, è ricoverata in condizioni critiche al Policlinico Gemelli.

L'aggressione

Un' aggressione quasi fatale. Stando a quanto racconta il Corriere della Sera, i fatti risalgono a giovedì 23 marzo. La vittima, una volontaria del canile Valle Grande di via Paravia, in zona Olgiata, si era offerta di portare il cane a fare una sgambettata. Ma mentre si allontanavano verso l'esterno della struttura, il molosso l'ha assalita azzannandola al volto e al corpo. Le urla disperate della 65enne hanno attirato due operatori che sono subito intervenuti in suo aiuto. Soccorsa dai sanitari del 118, Amelia è stata trasferita al Policlinico Gemelli in elicottero, dov'è tutt'ora ricoverata in condizioni gravissime dopo un delicatissimo intervento chirurgico.

Il post della direzione del canile

L'episodio violento è stato raccontato anche dalla direzione del canile Valle Grande, intenzionato a chiarire pubblicamente la vicenda. "Lo scorso giovedì alle ore 10 - recita un post pubblicato nella pagina Fb della pensione “Valle Grande” - un volontario con esperienza pluriennale è stato aggredito in una delle aree di sgambamento da uno dei cani ospiti. La presenza costante in canile di educatori cinofili ha permesso di scongiurare l’irreparabile: due professionisti sono intervenuti portando in salvo il volontario e mettendo in sicurezza il cane nel proprio box".

Lo scorso giovedì alle ore 10, durante le consuete attività di accudimento dei cani senza famiglia ospitati nel canile...

Pubblicato da Canile Valle Grande Srl su Sabato 27 marzo 2021

Poi il racconto prosegue: "Il cane che si è macchiato dell’aggressione era stato scrupolosamente valutato e attenzionato dai nostri professionisti con apposito bollino e per questo affidato alle cure di educatori cinofili esperti e del volontario aggredito, anch’egli molto esperto...Tutte le nostre attenzioni e i nostri pensieri vanno al volontario - conclude il post - che speriamo con tutto il cuore si riprenda presto".

Il chiarimento dell'amministratore

Sulla drammatica vicenda è intervenuto anche Benedetto Di Clemente, amministratore del canile. "Il nome (della vittima ndr) non è stato pubblicato per una questione di privacy, non abbiamo nulla da nascondere. - ha spiegato al Corriere.it - Siamo stati noi a presentare denuncia di morsicatura alla Asl1, che ha redatto il verbale e disposto l’isolamento di Frida, che tra l’altro è piccolina, pesa circa 15 chili, ed è sempre stata pacifica. Tra una decina di giorni la Asl chiarirà se il cane ha la rabbia ed eventualmente disporrà la visita di un veterinario comportamentalista".

Frida viene descritto come un cane serafico e l'aggressione appare ancora inspiegabile: perché quella ferocia? "Ce lo stiamo chiedendo anche noi. - continua - Pensi che il nostro educatore ha faticato a tenerla lontana, facendo scudo per sé e la volontaria con una seggiola, e all’improvviso la cagnoletta è tornata mite e si è fatta prendere al guinzaglio. Amelia, che sta con noi da oltre vent’anni, le era molto affezionata. Sarà uscita con Frida almeno cento volte. È tra le volontarie più esperte, non ha di certo commesso errori. L’unica sfortuna è stata che a causa del Covid nel canile girano meno volontari, e quindi si è trovata un po’ defilata. L’imponderabile, purtroppo, è sempre dietro l’angolo".

La posizione degli animalisti

A fronte del tragico episodio, ora gli animalisti reclamano maggiore tutela e garanzia per gli operatori del rifugio. "Vista la gravità delle lesioni, la Procura procederà d’ufficio - spiega Francesco Desideri, avvocato della FederFida, al Corriere.it -Tuttavia noi stiamo ugualmente valutando di presentare una denuncia in base all’articolo 12 bis della legge 81 del 2008 sulla sicurezza del lavoro, da considerare applicabile anche ai volontari, a prescindere se esercitino l’attività per la loro associazione o assegnati ad altri enti. L’obiettivo di una adeguata prevenzione e tutela dell’incolumità di chi si prende cura degli animali va posto in primo piano"..

Sulla stessa lunghezza d'onda anche Loredana Pronio, presidente dell’associazione FederFida (ed ex delegata capitolina al Benessere degli animali), che lancia un appello: "L’unico colpevole non può essere il cane Frida coinvolgendo, di conseguenza, la razza a cui appartiene, nel solco culturale della ricerca indefessa di un capro espiatorio. È necessario il rilascio di un patentino, previa adeguata formazione, a chi voglia accompagnarsi con un esemplare di razze particolari.

Ciò che è accaduto è gravissimo: è giunto il momento di testimoniare senza timori e reticenze. Esortiamo i volontari e altre persone che siano a conoscenza di quanto occorso nel rifugio “Valle Grande” a farsi avanti e a raccontare elementi utili all’accertamento dei fatti".

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