Serata Evento, stasera, al Teatro Oscar, con lo spettacolo «Due uomini Roncalli e Montini alla luce del tempo» di Luca Doninelli, con Massimo Popolizio, accompagnato, al violoncello, da Giovanna Famulari. La scelta di Doninelli non ha, come fine, la vita di due uomini illustri, quanto gli intrecci che l'hanno caratterizzata, alla luce di eventi storici che hanno sconvolto, non solo la politica, ma anche la natura religiosa della nostra fede, essendo stati, entrambi, impegnati a inseguire le trasformazioni sociali degli anni sessanta, dopo il boom economico, e quelli degli anni del terrorismo, dopo il '68. Tra questi due eventi, avvenne l'apertura e la chiusura del Concilio Vaticano II, voluto da Papa Giovanni e portato a conclusione da Papa Montini, Concilio che rivoluzionò la Storia della Chiesa. Due mondi diversi, due culture diverse, una bergamasco-veneziana, l'altra lombarda, quest'ultima con le stimmate di Ambrogio, primo vescovo di Milano a cui, Montini, non si stancò mai di fare riferimento. Luca Doninelli si è accostato, a queste due forti personalità, non certo con l'animo dello storico, bensì con quello del drammaturgo che fa uso del Teatro di Narrazione, affidando il testo alla bravura di Massimo Popolizio, al quale assegna il compito di entrare in due mondi, apparentemente separati, ma contigui nella ricerca di un equilibrio tra la millenaria dottrina della chiesa e quella della modernità. Insomma, Popolizio è chiamato a dare una veste, principalmente umana, a due Papi che hanno affrontato le tempeste di un'epoca travagliata, durata, oltre vent'anni, dei quali sono stati testimoni e attori, amati in maniera diversa, perché diversi erano i loro carasteri, entrambi, però, convinti che la Chiesa non fosse più una fortezza inespugnabile e che bisognasse salvaguardarla dalle minacce della Storia. Tutto sembra iniziare nel 1958, con la morte di Papa Pacelli e con l'elezione di Giovanni XXIII che legherà subito, il suo pontificato, al Concilio Vaticano II, ritenuto necessario perché c'era bisogno, nella chiesa, di «Aria nuova». La storia di questi anni, non poteva non intrecciarsi con la storia della chiesa che Giovanni XXIII si sforzerà di rinnovare, portando nel Concilio, non una nuova dottrina, né una nuova teologia, ma una apertura a tutte le religioni, perché Cristo è morto per tutti, senza fare differenze tra atei, ortodossi, musulmani, protestanti. Anche la sua voce era una voce sola, ma era la voce del mondo intero che parlava di pace, di diritti, di dignità, degli ultimi, costretti a vivere tra le avidità della società del benessere. Purtroppo la morte lo separò dal suo disegno che fu continuato da Montini. Doninelli non ha dubbi nel ritenerlo uno dei più grandi Papi, anche se fragile e trepidante dinanzi al terrorismo e al delitto Moro, quando scrisse la famosa lettera agli uomini delle Brigate Rosse.
Doninelli ha pensato a un finale a sorpresa che affiderà a un altro Gran Lombardo, il Cardinale Martini, colui che seppe dialogare con i terroristi di San Vittore, i quali non tardarono a consegnargli le armi. In una stagione in cui il Teatro di Narrazione ci ha proposto spettacoli su Matteotti, Mussolini, Hitler, Falcone, Borsellino, finalmente una boccata d'aria nuova, grazie a due Papi protagonisti.
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