Le rosse ciliegie, avviso d’estate (ma a caro prezzo)

Le rosse ciliegie, avviso d’estate (ma a caro prezzo)

Chiara Cirillo

Tonde, rosse e a polpa «dura», si vendono a caro prezzo. Forse per questo le bambine amano prima di mangiarle indossarle come preziosi orecchini... Parliamo delle ciliegie, il frutto più appetitoso alle porte dell’estate. Miniera di fibre e minerali come calcio, fosforo, ferro e potassio, dal colore rosso vivo garantito dagli «antociani, sali cloruri che secondo uno studio americano svolgono anche una funzione simile all’aspirina senza tuttavia presentare gli effetti collaterali della nota medicina», come ci rivela Fabrizio Mei, giovane produttore di ciliegie di Fara Sabina, aderente alla Confederazione italiana agricoltori, che ci dà qualche consiglio per riconoscere le innumerevoli varietà che si trovano dai primi di maggio fino a luglio. «Ferrovia, Giorgia, Celeste, le varietà in commercio sono moltissime, per lo più frutto di innesti. Ma quelle che arrivano sui banchi di Roma sono principalmente tre e autoctone: sono le Bigarreau, le San Michele e le Ravenna, che nel mercato italiano fanno la parte del leone».
Le prime a maturare sono le Bigarreau, che si raccolgono già all’inizio di maggio. Poi è il momento delle Ravenna, che troviamo dai primi giorni di giugno mentre per le San Michele, più rosse e succose, si deve aspettare il mese di luglio. Per scegliere le migliori ovviamente non si può prescindere dalla naturalità del prodotto. E va da sé che meno vengono trattate, migliore è la qualità. E per capire bene se una ciliegia è fresca o poco trattata, ci rivela il produttore, «bisogna guardare con attenzione il gambo: se è secco, significa che il prodotto è in giro da diversi giorni, se invece il gambo è verde possiamo stare tranquilli, perché è indice di freschezza».
Per quanto riguarda il colore, non c’è un’indicazione precisa, anche perché le varietà divergono per le sfumature. Le ciliegie infatti, come anche albicocche, prugne e pesche, appartengono alla famiglia delle rosacee e i frutti, nelle diverse varietà, passano tranquillamente dal rosa, al giallo fino al rosso vivo, senza per questo perdere in squisitezza. Certo, particolare attenzione va messa nel controllare che non ci siano tracce di muffa, ammaccature o parti annerite. La buccia non deve avere macchie e screpolature e il colore brillante e uniforme. La polpa non deve essere troppo chiara «perché vuol dire che il frutto è ancora acerbo, ma neanche troppo scura, significherebbe che il frutto è troppo maturo» ci consiglia Mei.
In Italia la coltivazione di ciliegie avviene soprattutto in Emilia Romagna e in particolare nella provincia di Modena. Qui da noi non se ne producono molte, però nelle province limitrofe alla capitale ci sono coltivatori come Mei che riescono a coprire il fabbisogno della metropoli: nella provincia di Rieti la produzione avviene per la maggior parte nella zona fra Montelibretti e Fara Sabina, a Viterbo nella zona di Celleno e dell’Alta Tuscia mentre in Ciociaria nella zona di Pastena. Luoghi dove in questo periodo è facile trovare feste per le strade di paese dedicate al rosso frutto dell’estate.
Non è una festa invece sui banchi ortofrutticoli di Roma, dove i prezzi sono davvero alti: colpa dei passaggi tra grossista, fornitore e venditore e della delicatezza della ciliegia, frutto molto sensibile alle temperature.

A Roma si parte da un minimo di 3 euro al chilo e si può giungere fino a 12! A questi prezzi, occhio alla conservazione: per mantenerle a lungo vanno riposte in frigo ben sistemate su un vassoio e ricoperte con carta argentata.

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