Rubati i segreti del caccia F-35

Carpiti alcuni segreti del nuovo aereo da combattimento Joint Strike Fighter, il cui progetto vale 300 miliardi di dollari (guarda il video). Secondo il Wall Street Journal gli attacchi proverrebbero dalla Cina, ma non è ancora certa la provenienza degli hacker

Rubati i segreti del caccia F-35

New York - Spionaggio industriale ad altissimo livello condotto con i più sofisticati mezzi informatici. A farne le spese è un progetto da 300 miliardi di dollari, quello del nuovo aereo da combattimento Joint Strike Fighter, meglio noto come F-35. Alcune spie informatiche hanno ripetutamente violato il più costoso programma sulle armi del Pentagono cercando di carpire i segreti dell'aereo. Lo riporta oggi il Wall Street Journal.

Violati i segreti Funzionari del governo attuale e di quello passato vicini alla situazione, riporta il quotidiano, hanno detto che gli intrusi sono stati in grado di copiare e appropriarsi dei dati relativi al progetto e ai sistemi elettronici, rendendo più facile una potenziale difesa contro l’aereo.

Salvi i dati più importanti Le spie non sono però riuscite ad accedere al materiale più sensibile, quello che per ragioni di sicurezza viene custodito in computer non connessi a Internet. Il quotidiano statunitense riporta che gli intrusi sono riusciti a entrare attraverso vulnerabilità nella rete di due o tre imprese coinvolte nella costruzione dell’aereo da combattimento. Lockheed Martin, Northrop Grumman e Bae Systems Plc hanno un ruolo importante nel progetto.

No comment Lockheed Martin e Bae non hanno rilasciato commenti, e Northrop ha indirizzato domande verso Lockheed, riporta il quotidiano. Il Wall Street Journal riferisce che funzionari del Pentagono non hanno voluto commentare direttamente la vicenda, ma che Air France ha avviato delle indagini.

Spie per conto di chi? Non è ancora possibile risalire all’identità delle spie e all’ammontare dei danni al progetto, aggiunge il quotidiano.

Ex funzionari Usa, riporta ancora il Wall Street Journal, avrebbero detto che gli attacchi sembrano provenire dalla Cina, ma il giornale precisa che è difficile stabilirlo, perché su Internet è molto facile nascondere la propria identità. L’ambasciata cinese ha dichiarato che la Cina "si oppone e proibisce ogni forma di cybercrimine".

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