Continua a far discutere il toto nomi per il prossimo candidato sindaco del centrodestra a due anni dalle comunali. Dopo che sono usciti i nomi dell'ex ministro ed ex assessore a Sviluppo del territorio e all'Edilizia privata nella giunta Albertini Maurizio Lupi, dell'ex sindaco Letizia Moratti, ieri il leader della Lega Nord e vicepremier Matteo Salvini è tornato a tirare il freno a mano. Di fronte al presidente del Senato Ignazio La Russa, ospite della rassegna «Italia Direzione Nord» promosso dal presidente della Fondazione Stelline Fabio Massa, che ha lanciato la candidatura di Maurizio Lupi, ha ribadito la sua irritazione per il toto nomi partito con troppo anticipo. Quello che conta per le Comunali «è non arrivare all'ultimo minuto», avverte La Russa. «Vincere a Milano, nonostante i guai di questa Giunta, l'assenza di sicurezza in tanti quartieri, non è una strada in discesa», sottolinea il presidente del Senato, per poi fare una parziale marcia indietro. «Non ho detto che deve essere Lupi, ma che anche lui ha la responsabilità di pensare al futuro di Milano. C'è anche la possibilità - osserva ancora - che sia un civico. Lupi ha una spanna di possibilità buona, ma c'è anche l'alternativa che sia un civico». Emanuela Dalmiglio, moglie dello stesso Lupi, commenta «Speriamo proprio di no» sotto il post della consigliera comunale di Noi moderati Emanuela Padalino. Molto cauta anche la senatrice di Noi Moderati Mariastella Gelmini: «Credo non sia adesso il momento, sarà la coalizione nella sua autonomia e attraverso i leader a indicare il nome. Certamente Maurizio Lupi è una risorsa e una figura molto legata a Milano. Ma le scelte le faranno i partiti, mancano due anni, quello che stiamo facendo è un lavoro sul territorio». La rosa dei nomi del presidente del Senato non si esaurisce qui: «Anche nel nostro partito ci sono una serie di persone che sarebbero perfettamente in grado di ricoprire il ruolo di primo cittadino: l'eurodeputato Carlo Fidanza, Marco Osnato o ancora il roccioso Riccardo De Corato». Ma Osnato si sfila immediatamente: «Secondo me il presidente del Senato - spiega il deputato di FdI - intendeva spiegare che ci sono tante opportunità politiche, visto che qualcuno ritiene non ci sia una classe dirigente di centrodestra a Milano. Ci sono anche altre opportunità dal punto di vista della penetrazione di contesti sociali produttivi ed economici della nostra città che non sono solo prettamente politici - ha aggiunto Osnato - Quindi non c'è alcuna vergogna se si utilizzano i politici, così come non c'è alcuna difficoltà a cercare di allargare, trovando soggetti di diverso tipo». Si sfila anche Daniela Santanchè: «Faccio il ministro del Turismo, sento la fiducia del presidente Meloni. Sono fuori gara».
Intanto Salvini ribadisce la sua linea: no ai nomi in anticipo e un candidato civico. «Mi sembra un esercizio non particolarmente utile. Come Lega stiamo ragionando di programmi, di periferie, di case popolari, di quartieri periferici che Sala ha abbandonato, di progetti per la città che sono fermi da troppo tempo.
Quindi, conto che non si vada avanti per due anni con il nome di Tizio e il nome di Caio». Sulla stessa linea la senatrice di Fi Licia Ronzulli: «Il centrodestra eviti di fare harakiri come l'altra volta. Ora non lanciamo nomi a casaccio, perchè così rischiamo di bruciarli».
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