Balla coi gufi

Saggi e difficili. La scienza ci svela questi volatili così misteriosi

Balla coi gufi

Il gufo, come la natura, ama nascondersi. E poiché per Eraclito la natura era anche una «armonia invisibile», quell'ordine delle cose che sta a braccetto con la verità, non è forse una coincidenza che per gli antichi greci la civetta fosse l'animale sacro ad Atena, dea della sapienza. È da qualche millennio che i gufi passano per animali saggi, pur con il loro carattere non proprio accomodante, come Archimede, il fido compagno di mago Merlino nella Spada nella roccia di T.H. White. Gufi e civette sono però molto simpatici, oltre che circondati da un certo mistero, perché animali notturni, predatori senza pietà e abilissimi a nascondersi...

Li ritroviamo fra i primi soggetti dipinti, oltre trentamila anni fa, nelle grotte di Chauvet, ma anche fra le creature ritenute legate alla stregoneria, con conseguenze talvolta nefaste per la sopravvivenza della specie; ma anche con straordinario successo, da quando J.K. Rowling ha immaginato i gufi come tramite postale fra maghi. Edvige, la civetta di Harry Potter, è un gufo delle nevi, come l'esemplare che vedete in questa pagina. Però a interpretarla sono stati tutti gufi maschi. Il motivo ci porta direttamente addentro le questioni gufesche, grazie alla guida di Jennifer Ackerman che, dopo averci raccontato Il genio degli uccelli (2018) e La vita segreta degli uccelli (2021), ora ci svela Quel che sa il gufo (La nave di Teseo, pagg. 490, euro 24) e, soprattutto, quello che noi sappiamo di lui. Che, grazie alla scienza e alle tecnologie, è finalmente molto: le abilità mimetiche di questi volatili, unite alla loro vita notturna e ritiratissima, per secoli avevano reso le loro abitudini e caratteristiche molto ardue da studiare (e perciò ancora più affascinanti). Per esempio, la candida Edvige è stata interpretata da colleghi dell'altro sesso perché le femmine sono più grandi, più pesanti, più difficili da gestire e hanno artigli ancora più potenti dei maschi. E sono serviti più gufi perché i gufi, come i gatti, non si addestrano facilmente e sono molto indipendenti. Motivo per cui non sono la scelta migliore quando si è in cerca di un animale domestico, nonostante proprio la saga di J.K. Rowling abbia aumentato la loro popolarità anche sul mercato, specialmente in Estremo Oriente, dove i volatili sono soprannominati Burung Harry Potter (Burung significa «uccello fantasma»): sulle bancarelle di Giacarta e Bandung «ci sono fino a sessanta strigiformi in vendita in ogni momento, tra cui assioli, barbagianni, barbagianni bai, allocchi barrati, gufi reali e gufi pescatori». Si trovano un assiolo a 6 dollari americani e un gufo reale barrato per 90.

Il gufo reale e il gufo pescatore non sono propriamente dei canarini. In una genia di superpredatori, il gufo reale è il più feroce e il più potente di tutti, «capace di acchiappare tutto ciò che gli va - conigli, oche, folaghe, persino caprioli -, sorprendendo la preda vicino al terreno o sulle cime degli alberi oppure afferrando uccelli e pipistrelli in volo». Mangia perfino i giovani cervi e i ricci (dopo avere tolto gli aculei). Il gufo pescatore di Blakiston è il più grande al mondo e con le sue ali ampie quasi due metri domina, insieme alla Tigre dell'Amur (la cosiddetta «siberiana») il Territorio del Litorale, la striscia di terra gelata dell'Estremo oriente russo che si affaccia sul Mar del Giappone: a lui ha dedicato la sua intera vita il naturalista americano Jonathan C. Slaght, come racconta nel suo libro reportage I gufi dei ghiacci orientali (Iperborea, pagg. 350, euro 19,50), vincitore del Pen E/O Wilson Literary Science Writing Award e finalista al National Book Award.

Fra le cose notevoli dei gufi bisogna sapere che: l'ordine a cui appartengono è quello degli strigiformi, di cui esistono circa 260 specie, che vivono ovunque, dai deserti alla tundra artica, dalle foreste tropicali alle montagne; l'elfo dei cactus è minuscolo quanto una pigna, la civetta delle tane è la più buffa, il gufo delle isole Salomone in inglese si chiama fearful owl perché ogni dieci secondi emette un grido raccapricciante simil-umano, il gufo latteo è il più grande dell'Africa e ha le palpebre rosa, la civetta di Lowery ha baffi lunghi e ali tozze e vive solo ad alta quota sulle Ande peruviane, il gufo reale fa un verso così spaventoso da essere definito la «risata del diavolo», mentre il gufo pescatore di Balkiston duetta con la femmina in maniera così perfetta da suonare come una voce sola, e la tonalità più bassa è quella femminile... I gufi bubolano nella notte e le loro vocalizzazioni ci dicono quasi tutto di loro: identità, abitudini, comportamenti, intenzioni, territorialità, habitat preferito, rapporti coi partner, famiglia, litigi, rotture, alleati, tradimenti, divorzi. Il numero di note, il tono e gli intervalli del bubolio sono l'«impronta digitale» di un gufo e, per riuscire a studiarli, oggi gli scienziati ricorrono alle registrazioni prima e al machine learning poi per archiviare la mole di dati e associarla alle singole identità, costruendo un sistema in grado di classificare i versi attraverso gli algoritmi. La tecnologia ci consente anche di infilarci nei nidi sui rami più alti, senza pericolo per i gufi e per noi, attraverso peeper cam (installate su altissimi bastoni telescopici) e droni; di ascoltare da remoto con strumenti sempre più sofisticati; di analizzare il Dna e scoprire relazioni inaspettate fra le specie; di immortalare volo e caccia attraverso macchine fotografiche a infrarossi e attrezzature per la visione notturna; di seguirne i movimenti con trasmettitori satellitari piccolissimi; di vedere all'interno dei loro corpi vivi attraverso la tomografia computerizzata. Per esempio abbiamo scoperto dettagli sull'udito prodigioso di questi animali: è grazie al disco facciale esterno, piatto come un enorme orecchio, e alla disposizione delle penne, che il volto del gufo è in pratica «un piatto satellitare piumato per raccogliere il suono». Grazie a capacità uditive portentose, i gufi cacciano di notte e riescono a sentire perfino se una preda muta direzione o a individuarla sotto metri di neve, cambiando direzione in volo e catturandola con precisione. Non solo: il loro udito non peggiora mai (a differenza del nostro) e, attraverso l'asimmetria delle orecchie comune a molte specie, il cervello localizza i suoni nello spazio creando una specie di «mappa multidimensionale dello spazio uditivo» per stabilire la posizione della preda nel giro di venti microsecondi. La vista dei gufi poi non è solo eccezionale, è anche collegata all'udito per renderli cacciatori ancora più efficaci: in pratica, quando sentono un rumore, le pupille si dilatano. Gli scienziati hanno scoperto che questo tipo di risposta involontaria avviene anche negli umani e così hanno avuto l'idea di elaborare dei test diagnostici per l'udito dei neonati.

Detto ciò, il volo notturno dei gufi è così silenzioso da essere spesso impercettibile dall'orecchio umano: sono le penne e la struttura alare a renderlo così segreto, e a consentire ai gufi di essere dei superpredatori. Misteriosi, buffi, sapienti e inesorabili. Tanto che, per conquistare la femmina, il maschio deve esibire una preda succulenta. Saggi e pragmatici...

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