Allergie, non è sempre colpa dei pollini

La stagione delle allergie è arrivata ma sembra che questa volta i responsabili non siano solo i pollini

Allergie, non è sempre colpa dei pollini

Naso chiuso, starnuti, pizzicore in gola. Ma anche occhi arrossati e lacrime. Il tutto, talvolta, accompagnato dalla sensazione di non riuscire a respirare bene. La stagione del risveglio della natura - e delle allergie -, per molti, non coincide con il buon giorno mattutino. Preoccupati di non diventare bersaglio delle prime fioriture ci si tiene alla larga dai pollini, dai boccioli e dagli alberi, vivendo con il fazzoletto in mano e l'antistaminico in tasca.

Ma non è tutta colpa loro - dei pollini. E nemmeno degli acari. In una gran parte dei casi, le fioriture e le polveri funzionano come la classica goccia che fa traboccare il vaso. Un vaso pieno di condizioni che predispongono alle allergie. Lo spiega Attilio Speciani, immunologo clinico e specialista in allergologia, direttore scientifico GEKLab e docente al master di nutrizione dell'Università di Pavia.

"Una volta si parlava di 'raffreddore da fieno' e lo avevano in pochi. Oggi si preferisce usare l'espressione 'rinite allergica' e ne soffre, chi più, chi meno, la maggior parte della popolazione. Quando si iniziò a discutere dei raffreddori da fieno, all'inizio dell'800, si faceva fatica a trovare anche solo un caso".

Dunque, non c’è una predisposizione genetica alle allergie?

"C'è ma non è determinante. Facciamo un passo indietro. Per noi immunologi fu rivoluzionaria la scoperta dei coniugi giapponesi Ishizaka che, nel 1966, chiarirono i fenomeni allergici insieme al ruolo di particolari anticorpi, le immunoglobuline IgE. In risposta all'esposizione ripetuta di allergeni, respiratori o alimentari (come polveri e pollini o nutrienti) i soggetti allergici producono numerose IgE che si legano a specifiche cellule (mastociti) che rilasciano istamina. Quest'ultima è responsabile delle reazioni infiammatorie, dalle più modeste, come le riniti, alle più severe come gli shock anafilattici".

Ed è diventato facile individuare i soggetti allergici.

"Esattamente, nel sangue si ricercano gli anticorpi. Da qui la cura: a un preciso disturbo corrispondono anche farmaci specifici (dai generici antistaminici ai moderni e precisi biologici). Tuttavia vediamo che non sempre si riesce a risolvere la sintomatologia degli allergici. Così la ricerca ha dovuto guardare oltre. Oltre il particolare, le IgE e l'istamina".

E dove è approdata?

"Nel 2006 un ricercatore tedesco pubblicò, su una delle riviste più importanti, il Journal of Allergy and Clinical Immunology, uno studio su topi non allergici (senza anticorpi IgE) ma affetti da infiammazione intestinale. I roditori furono esposti a muffe e pollini e manifestarono i sintomi delle allergie per 12 giorni pur non sviluppando IgE. Questo caso mostra che, in una condizione infiammatoria diffusa, il contatto con le muffe o con i pollini può diventare l'elemento che scatena la reazione allergica ma entrambi, muffe o pollini, non sono il vero colpevole. Una situazione simile la riscontriamo in chi ha una sensibilità al glutine (non di tipo celiaco che è un altro discorso), ossia l'assunzione ripetuta di cibi con glutine può portare a un'infiammazione sistemica e la reazione allergica può dipendere dall'infiammazione e non dal polline. Allo stesso modo, chi ha una reazione alle graminacee, se interviene sulla dieta riducendo il cereale prevalente nei propri pasti (la pasta e il pane per gli italiani, o il riso per gli asiatici che sono graminacee alimentari) osserverà una riduzione dei sintomi".

Per questo si curano le allergie anche cambiando l'alimentazione?

"Nei nostri centri insegniamo qual è la dieta personale e antifiammatoria che aiuta a ridurre e spesso a sospendere l'uso di farmaci specifici".

Può valere il discorso contrario, che si sviluppino IgE senza manifestare i sintomi delle allergie?

"Molte persone hanno IgE per qualche specifica sostanza senza che abbiano allergie. Io, ad esempio, che sto molto vicino ai miei gatti, sono 'sensibilizzato' ai gatti ma non ho nessuna allergia al mio micio. Inoltre, dai test per le IgE vediamo persone apparentemente reattive a tutto, o quasi, ma senza disturbi".

E ci sono situazioni alimentari che spiegano la comparsa di allergia o sintomi simili?

"Proprio così, nel 2017 sempre sull'autorevole Journal of Allergy and Clinical Immunology, uscirono due lavori che discussero del fatto che le reazioni allergiche e simil allergiche, nel 38% dei casi, sono identificate da un elemento scatenante e da una risposta immediata (ad esempio respiro corto sotto l'effetto delle graminacee, dermatite da contatto del nichel come previsto dalla logica delle IgE) ma nel 62% dei casi - due terzi - la risposta infiammatoria è multifattoriale. Mi è capitato di osservare pazienti che sembrano allergici agli acari, ipotesi esclusa dai test. Poi, ad esempio, riducendo l'apporto degli zuccheri nella dieta abbiamo ottenuto cambiamenti. Le reazioni come asma o rinite sono identiche in chi ha le IgE o è infiammato, ma lo stato infiammatorio non è ancora preso in considerazione. Dai test vediamo persone reattive a tutto, o quasi, ma senza disturbi".

Quanto influisce una dieta con molti zuccheri?

"Molto. Il fenomeno della glicazione (effetto dei residui di glucosio e fruttosio che si legano ad alcune proteine portando ad alterazione metabolica) induce una reazione simile a quella dei topi con infiammazione intestinale. Un controllo adeguato dell'alimentazione è fondamentale per la prevenzione delle malattie più severe dei nostri tempi. Secondo il CDC di Atlanta, il 54% della popolazione negli USA convive con il diabete o con lo stato pre-diabetico, senza considerare gli obesi".

Nelle allergie c'è anche una correlazione emozionale?

"Certamente. Rita Levi Montalcini in un congresso a Berlino nel 2001, illustrando gli effetti delle sue scoperte sul fattore di crescita nervosa, NGF (Nerve Growth Factor), per le quali ottenne il Nobel nel 1986, mostrò che quando l'organismo umano si trova in una condizione di pericolo produce grandi quantità di neurochine, sostanze di passaggio tra cervello e sistema immunitario che stimolano la reattività delle cellule che si occupano di allergia (i mastociti). L'allergia quindi potrebbe essere un segnale di allarme dell'intero organismo. Ne parlo spesso ai miei pazienti ricordando che l'allergia ai pollini può esprimere una certa paura di vivere".

In questo periodo, con la guerra vicina e il post Covid, sono cresciute le allergie?

"Chi ha una visione sistemica non può non accorgersi del fenomeno. Ogni turbolenza emozionale ha una ricaduta sui sintomi allergici. Peraltro oggi si osservano più congiuntiviti rispetto alle congestioni nasali, il naso chiuso rimanda al lockdown, la congiuntivite alle lacrime e forse anche al pianto represso".

Tuttavia lei prescrive antistaminici.

"Certo.

All'interno di un'alimentazione corretta, con una buona integrazione di minerali e vitamina a D - quest'ultima è da considerarsi un'ottima sostanza antiallergica - capita che l'antistaminico possa essere usato solo occasionalmente. In quel caso il farmaco contribuisce ad attenuare i sintomi, se compaiono, solo quando si va in campagna o si desidera fare sport all'aperto".

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