Una 'tempesta del cuore', frequente e sempre più difficile da gestire, poiché né i farmaci né il defibrillatore riescono a risolverla. Prendono il nome di aritmie cardiache tutte quelle alterazioni del normale ritmo di battito del miocardio. Questi cambiamenti non riguardano solo il numero di battiti al minuto, ma anche la propagazione dell'impulso che li genera. Tre sono le anomalie possibili ed è sufficiente che se ne presenti una affinché la contrazione di quest'organo vada in tilt. Per la precisione esse sono: modificazioni della frequenza e della regolarità del ritmo sinusale, variazione della sede del centro segnapassi dominante e disturbi della conduzione dell'impulso.
Delle prime fanno parte la tachicardia, la bradicardia e le aritmie fisiologiche sinusali. Queste ultime non sono allarmanti. Si verificano più spesso nei giovani e sono legate al metabolismo centrale e ai riflessi respiratori. La seconda, invece, si verifica quando il nodo seno atriale diminuisce o perde la sua automaticità. Infine i disturbi della propagazione dell'impulso sono l'esito di un rallentamento o dell'arresto dell'impulso stesso durante il tragitto dal centro segnapassi dominante ai centri secondari.
Le aritmie cardiache, classificate in base ai caratteri fisiopatologici delle alterazioni e in riferimento alla sede di origine del disturbo, sono determinate da una serie di cause. Le cardiopatie congenite, ovvero presenti dalla nascita, in quanto tali possono insorgere indipendentemente dallo stile di vita che il soggetto conduce. Diversamente, le cardiopatie acquisite, cioè sviluppate nel corso della vita, sono favorite da fattori di rischio quali: ipertensione arteriosa, abuso di alcol e droghe, ipertiroidismo, infarto del miocardio, ischemia cardiaca, fumo di sigaretta e intossicazione da farmaci.
Poiché le aritmie cardiache sono tante e ognuna possiede una sua fisiopatologia particolare, i sintomi variano da paziente a paziente. In generale il quadro sintomatologico, la cui gravità va di pari passo con quella della stessa aritmia, include: tachicardia o cardiopalmo o palpitazione (più di 100 battiti al minuto), bradicardia (meno di 60 battiti al minuto), dispnea, dolore al petto, ansia. Ancora battito irregolare, senso di debolezza, veritigini, capogiri, affaticamento dopo minimi sforzi. La visita cardiologica è il primo passo per diagnosticare eventuali anomalie. Essa consiste nella misurazione del polso e nell'esecuzione di un elettrocardiogramma e di un elettrocardiogramma dinamico secondo Holter.
In Italia 15mila individui che soffrono di aritmie cardiache portano il defibrillatore. Nel 4% di questi pazienti la tempesta miocardica si scatena anche decine di volte nell'arco di un mese. Le scosse si avvicendano e la qualità della vita è compromessa. Una speranza può arrivare dalla radioterapia STAR o stereotassica ablativa per le aritmie, utilizzata abitualmente per la cura del tumori. Per nulla invasivo, questo trattamento elimina il 'corto circuito' nel tessuto cardiaco e riporta l'organo a una funzione normale. Ad averlo eseguito fino ad ora in Italia, l'IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona). Tre interventi, da marzo a oggi nonostante le difficoltà dovute alla pandemia da Coronavirus.
"Questa nuova tecnica - spiega Filippo Alongi, direttore della Radioterapia Oncologica Avanzata del Don Calabria e professore associato all'Università di Brescia - utilizza le radiazioni ionizzanti comunemente impiegate da anni per la cura di tumori primitivi o metastatici. Le radiazioni, attraverso un trattamento che dura soltanto alcuni minuti, vengono mirate con precisione millimetrica sulla zona dove nascono le aritmie, senza toccare le cellule sane immediatamente adiacenti. In modo non invasivo provocano la morte del tessuto alterato, creando una cicatrice omogenea che interrompe la conduzione elettrica anomala, facendo tornare normale il battito cardiaco".
La procedura, che non richiede il ricovero, ha avuto successo. Attualmente tutti i malati (soggetti affetti da tachicardie ventricolari causate da gravi cardiomiopatie dilatative) stanno bene. "Le armi convenzionali , farmaci e ablazione transcatetere - conclude Giulio Molon, direttore della Cardiologia dell'IRCCS di Negrar - possono risultare inefficaci o rischiose.
Anche se serviranno dati più robusti e studi prospettici con un numero di pazienti adeguato per confermare la validità, la STAR ha aperto una nuova prospettiva che nel tempo potrà dare sempre maggiori risultati nella cura multidisciplinare delle gravi cardiopatie".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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