Autismo, ecco come i bambini vivono le emozioni

L’autismo è un disturbo dello sviluppo che comporta delle difficoltà comunicative e relazionali. Le cause sono ancora sconosciute e spesso la sua diagnosi risulta difficile da dimostrare

Autismo, ecco come i bambini vivono le emozioni

Il 2 Aprile è la Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo. Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale per il monitoraggio dei disturbi dello spettro autistico, in Italia 1 bambino su 77 (età 7-9 anni) presenta un disturbo dello spettro autistico. Questo disturbo risulta avere delle cause ancora sconosciute perché multifattoriale e complesso.

Alcuni studi scientifici sostengono che tra le cause più diffuse vi sono fattori genetici e ambientali. Sono stati infatti identificati una serie di geni e di alterazioni genetiche associate a questo disturbo. Ancora oggi la sua diagnosi, in alcuni casi, risulta difficile da dimostrare.

«Fino agli anni Ottanta si pensava che l'autismo fosse una problematica derivante da questioni di tipo psico-relazionale. Le responsabili erano le famose mamme "frigorifero", o mamme anaffettive, che non erano in grado di voler abbastanza bene ai loro figli. Adesso si sa che l'autismo è una sindrome di origine genetica che ha forti influenze dal punto di vista delle interazioni ambientali. Attualmente, sono stati scoperti sette geni correlati all'autismo. E sette geni possono creare uno spettro piuttosto vasto di questa malattia. Ma la genetica non è sufficiente: vuol dire cioè che un soggetto può essere predisposto all'autismo, ma non svilupparlo, oppure essere poco predisposto ed esserne affetto», ci chiarisce la Dott.ssa Antonella Elena Rossi, esperta in Psicologia clinica e psicopedagogista.

Le zone del cervello implicate da questo disturbo sono la corteccia cerebrale, il cervelletto e l’amigdala. Sono queste aree che consentono di riconoscere ed esprimere le emozioni, le idee e di instaurare relazioni significative con gli altri. Chi soffre di autismo presenta dei deficit a livello comunicativo che si riscontrano in tutte le fasi dello sviluppo del bambino, anche quando non sa ancora parlare. I bambini autistici, infatti, non sanno padroneggiare il linguaggio corporeo e né tanto meno sanno interpretarlo. Tendono ad eseguire sempre le stesse azioni in maniera rituale. Le loro interazioni con i pari sono limitate o inesistenti.

«I bambini autistici non sono bambini incapsulati, anzi provano tantissime emozioni. Le percepiscono, le elaborano e le gestiscono in modo estremamente differente dalle persone neurotipiche. I loro sensi non funzionano in modo sincronico, ma funzionano ed è l’ambiente circostante che li può aiutare ad armonizzare. La maggior parte delle persone con disturbi dello spettro autistico presenta, purtroppo, delle significative difficoltà cognitive, comunicative e relazionali che spesso rendono difficile la vita in totale autonomia, per cui è necessario costruire una progettualità che li accompagni nel mondo del lavoro e nel “dopo di noi"», afferma la Dott.ssa Antonella Elena Rossi.

La scuola e la società attuale spesso non risultano nei fatti inclusive nei confronti delle persone che hanno questo disturbo. «La nostra società “a sviluppo tipico” deve cercare di aumentare una consapevolezza per mettersi nei panni delle persone neurodiverse, e costruire spazi affettivi, fisici e di comportamento che siano accessibili alle persone autistiche.

Gli educatori e gli insegnanti devono consapevolizzare che bambini con autismo sono una risorsa per tutti i loro compagni di classe. Spesso le soluzioni educative e didattiche adottate dai docenti per venire incontro ai loro bisogni speciali risultano molto utili anche ai compagni a sviluppo tipico”, conclude l’esperta.

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