Con il termine colecistite ci si riferisce ad ogni generico processo flogistico che colpisce la cistifellea, altrimenti nota come colecisti. Acuta o cronica, la sua origine può dipendere da cause differenti. Si stima che nell'85-90% dei casi essa sia associata alla presenza di calcoli nella cistifellea e/o nelle vie biliari (litiasi biliare). Tuttavia solo il 15-20% degli individui affetti da calcolosi sviluppa l'infiammazione. I calcoli biliari sono l'esito dell'aggregazione di precipitazioni cristalline, conseguenti a una ridotta solubilità del colesterolo e dei sali biliari nella bile. A rischio di calcolosi sono soprattutto le donne rispetto agli uomini, i soggetti obesi, coloro che perdono peso in maniera repentina. Occhi puntati anche sulla familiarità, su una gravidanza recente e sull'età intermedia o avanzata. Esistono, tuttavia, forme di colecistite alitiasiche o acalcolotiche, ovvero indipendenti dalla presenza di calcoli biliari.
Vari sono i meccanismi attraverso cui un calcolo può provocare la colecistite. Ciò avviene mediante un insulto meccanico diretto, di origine abrasiva o pressoria della tonaca mucosa della colecisti. A questi si deve aggiungere l'insulto chimico mediato dai componenti biliari riassorbiti da parte della mucosa o dalla risalita di succhi gastrici pancreatici. In passato era diffusa l'ipotesi di una eziologia batterica, secondo cui i batteri arrivano nella cistifellea risalendo i canali biliari dall'intestino o discendendoli dal fegato per assorbimento intestinale attraverso il circolo portale o per via ematica e linfatica. Varie poi sono le cause della cosiddetta colecistite alitiasica, ovvero indipendente dalla presenza di calcoli: debilitazione, sepsi, traumi, allettamento e nutrizione parentale prolungata, fratture. Ancora ustioni, diabete, insulti cardiaci, anemia falciforme, infezioni virali, processi fibrosi o tumorali.
I sintomi principali della colecistite acuta sono la febbre e il dolore al quadrante superiore destro dell'addome. A differenza delle coliche biliari, l'algia che viene esacerbata dalla palpazione, è continua anche dopo l'episodio acuto, seppur vada attenuandosi con il passare del tempo. L'intensità del dolore non è indice di gravità del disturbo. A differenza, invece, della febbre. Più è elevata la temperatura corporea, maggiore è la probabilità che si tratti di una forma necrotica o purulenta. Altre manifestazioni includono: brividi, mancanza di appetito, nausea e vomito. L'ittero, la colorazione gialla della cute e delle sclere oculari, è frequente quando i calcoli si trovano nel coledoco.
In questo modo essi impediscono il deflusso enterico della bile proveniente dal fegato. L'ittero, tuttavia, può altresì dipendere da una cistifellea iper distesa che comprime la via biliare principale o da una pericolosa raccolta ascessuale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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