Contro il mieloma multiplo, una nuova terapia riaccende le speranze

Una nuova terapia cellulare riaccende le speranze nella cura del mieloma multiplo; i risultati hanno dato esiti positivi per il 51% dei pazienti.

Contro il mieloma multiplo, una nuova terapia riaccende le speranze

Ottime speranze per la lotta al mieloma multiplo. I risultati dello studio di fase 2 KarMMa hanno mostrato risultati positivi per oltre il 51% dei pazienti con evoluzione recidivata/refrattaria che hanno già ricevuto tre precedenti trattamenti o più. Il merito va alla terapia cellulare con una nuova CAR T, denominata ide-cel.

I dati fanno parte dell'aggiornamento dello studio, descritti e presentati al Congresso dell’Associazione Europea di Ematologia (European Hematology Association, EHA), che si è svolto recentemente, e approfonditi oggi in una conferenza stampa virtuale promossa da Celgene, ora parte di Bristol Myers Squibb. Lo studio ha coinvolto 128 pazienti, tratti con ide-cel. Nei casi in analisi, la sopravvivenza globale mediana ha superato i due anni, raggiungendo i 24,8 mesi. Un grande passo in avanti rispetto al passato, visto che prima dell'impiego delle CAR T l'aspettativa era compresa tra i 6 e i 9 mesi.

Solo in Italia, sono 5.800 le persone che ogni anno ricevono una diagnosi di mieloma multiplo. Si tratta di un tumore del sangue che compare nel midollo osseo. A causa delle molteplici recidive, i pazienti hanno necessità di più opzioni terapeutiche nelle diverse fasi della malattia, con l’obiettivo di cronicizzarla anche nei casi più gravi.

Studio KarMMa, i risultati nel trattamento del mieloma multiplo

Il Prof. Michele Cavo, Direttore dell’Istituto di Ematologia ‘L. A. Seràgnoli’, IRCCS S. Orsola-Malpighi, Università degli Studi di Bologna e Professore Ordinario di Ematologia presso la stessa Università ha sottolineato l'importanza della ricerca e dei risultati raggiunti: “KarMMa è il primo studio di fase 2 con cellule CAR T disegnato e condotto per la terapia del mieloma multiplo recidivato/refrattario. I pazienti arruolati avevano già ricevuto una mediana di 6 precedenti regimi di trattamento e l’84% era refrattario a tutte le tre classi di nuovi farmaci comunemente in uso, che includono gli agenti immunomodulanti, gli inibitori del proteasoma e gli anticorpi monoclonali anti-CD38".

"La durata mediana del follow-up è stata di 24,8 mesi, la più lunga finora raggiunta con una terapia CAR T nel mieloma multiplo. Il tasso di risposta globale ha raggiunto il 73% in tutti i pazienti trattati - ha sottolineato il Prof. Cavo -, con il 33% dei pazienti che hanno ottenuto una risposta completa. La durata mediana della risposta è stata di 10,9 mesi e la sopravvivenza mediana libera da progressione di malattia è stata pari a 8,6 mesi nell’intera popolazione di pazienti. Questi risultati sono stati confermati in tutti i sottogruppi di pazienti in studio, in particolare quelli ad alto rischio (malattia extramidollare, alto rischio citogenetico, etc)”.

Immunoterapia e CAR T, così avanza la ricerca

Nel settore dell'immunoterapia, la cura attraverso l'impiego di cellule CAR T, basata sui linfociti del paziente modificati geneticamente, rappresenta il fronte più avanzato. La trasformazione subita dai linciti T è cruciale: prima vengono prelevati dal paziente, successivamente vengono reingegnerizzati attraverso trattamenti di laboratorio e, solo il seguito, reinfusi nel paziente.

Allo studio KarMMa ha partecipato anche l’Istituto di Ematologia ‘Seràgnoli’ di Bologna. I dati raccolti hanno evidenziato risultati fino a 5 volte superiori rispetto a quelli attualmente stimati per questa tipologia di pazienti, ormai non più in grado di rispondere alle terapie disponibili e con una limitata aspettativa di vita. L'impiego di questa specifica immunoterapia, invece, non solo garantisce una buona qualità di vita ma anche un'elevata tollerabilità, come emerso da un’analisi separata sulla neurotossicità.

La terapia con CAR T è l'ultima frontiera della ricerca scientifica. Negli ultimi 20 anni, sono stati introdotti farmaci con azione diretta sulle plasmacellule e il "microambiente midollare", tra cui gli immunomodulanti, segnando importanti tappe per l'innovazione terapeutica al fine di raggiungere la cronicizzazione della malattia per alcuni pazienti.

Durante il Congresso EHA è stato presentato uno studio (CC-220-MM-001) sulla combinazione di tre diversi farmaci. La sessione orale ha evidenziato l'efficacia e la sicurezza di molteplici combinazioni terapeutiche su specifici gruppi di pazienti. la prima tripletta analizzata è costituita da iberdomide, desametasone (cortisone) e daratumumab (anticorpo monoclonale), rappresentano la prima tripletta studiata nell'analisi, seguita da iberdomide, desametasone e bortezomib (inibitore del proteasoma) e una terza composta da iberdomide, desametasone e carfilzomib (inibitore del proteasoma).

Il Prof. Cavo ha poi sottolineato le modalità di trattamento effettuato con la nuova terapia e la tipologia di pazienti coinvolti: “Iberdomide è un potente modulatore di Cereblon, un componente di un complesso proteico che rappresenta il target degli immunomodulatori lenalidomide e pomalidomide, rispetto ai quali è molto più potente. In questo studio sono stati arruolati pazienti pesantemente pretrattati, con almeno 4 precedenti regimi di terapia. È stata definita la dose raccomandata per la fase II per la combinazione iberdomide, desametasone e daratumumab (1,6 mg). L’identificazione del dosaggio è una tappa ulteriore nel processo di sviluppo di iberdomide, che lo rende più vicino all’utilizzo nella pratica.

Inoltre è emersa la buona tollerabilità delle tre triplette a base di iberdomide. Rilevante anche il profilo di efficacia, con una probabilità di risposta globale del 41% per la combinazione con daratumumab e quasi del 60% con gli inibitori del proteasoma”.

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