L'emergenza Covid in Italia sembra finalmente rientrare, anche se non si deve abbassare la guardia. La variante Omicron non ha smesso di circolare e attualmente si contano circa 1milione e 200mila contagiati, di cui poco più di 10mila ricoverati (reparti ordinari e terapie intensive). A dare una svolta decisiva alla lotta al virus sono stati i vaccini, che hanno ridotto il tasso di ospedalizzazione con notevoli benefici per il sistema sanitario. Oggi l'infezione, nella stragrande maggioranza dei casi, si cura a casa e la terapia si differenzia in base alla storia clinica di ciascun paziente, che tiene sempre conto di fattori quali età e patologie concomitanti.
Per i paucisintomatici, se sono presenti dolori e febbre, è indicata la somministrazione di paracetamolo o di Fans (farmaci antinfiammatori non steroidei). Questi ultimi sembrerebbero ridurre la possibilità di finire in ospedale, anche se i risultati degli studi devono essere revisionati. Diverso, invece, l'approccio terapeutico per gli individui affetti da Covid con malattie pregresse (diabete, obesità), immunocompromessi (soggetti oncologici, trapiantati) o che hanno una certa età. Poiché rischiano una forma infettiva grave, essi possono essere curati con quei farmaci sviluppati appositamente per contrastare SARS-CoV-2: gli antivirali e gli anticorpi monoclonali.
Gli antivirali (nel nostro Paese vengono utilizzati remdevisir, molnupiravir, nirmatrelvir/ritonavir) agiscono bloccando la replicazione del patogeno e risultano efficaci solo se la somministrazione avviene entro 5-7 giorni dall'insorgenza della sintomatologia. In particolare la prima molecola approvata per uso orale (molnupiravir) induce errori nella replicazione dell'Rna virale. La sua efficacia, pari al 30%, è maggiore se ad essa viene associata la molecola nirmatrelvir/ritonavir che agisce sulla polimerasi virale. Possono assumere gli antivirali i pazienti non ricoverati e non sottoposti a ossigenoterapia. Serve, però, molta cautela. Questi medicinali, infatti, spesso interagiscono con altri farmaci, quali anticoagulanti, cortisonici, statine e antiaritmici.
Gli anticorpi monoclonali agiscono esattamente come i normali anticorpi prodotti dai linfociti B, ovvero si legano ad un antigene specifico e favoriscono una marcata risposta immunitaria nei confronti di quest'ultimo. Si sono rivelati preziosi per contrastare Delta ma meno contro Omicron, fatta eccezione per sotrovimab. Sotrovimab, tuttavia, non sembra avere alcuna efficacia contro la variante BA.2. La ricerca scientifica prosegue. AstraZeneca ha messo a punto due anticorpi monoclonali il cui mix fa ben sperare.
Proseguono, inoltre, studi su farmaci già conosciuti (camostat mesilato, bromexina) che potrebbero bloccare la proteasi (enzima) responsabile dell'ingresso della proteina Spike nelle cellule. Gli esperti, però, ricordano che lo scopo degli antivirali e degli anticorpi monoclonali è profilattico. L'infezione da Covid si previene solo con i vaccini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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