La notizia consente di guardare con ottimismo il futuro anche in assenza di vaccini o nell'ipotesi di eventuali nuove pandemie: in laboratorio è stato creato il primo batterio sintetico che resiste agli attacchi di qualsiasi virus, compreso ovviamente anche il Sars-Cov-2.
Ecco il batterio "invincibile"
Questo speciale batterio artificiale è stato realizzato nel Medical Research Council di Cambridge, in Inghilterra, e lo studio è stato appena pubblicato sulla prestigiosa rivista Science (clicca qui per il lavoro originale). Sarebbe capace di produrre proteine in grado di bloccare l'infezione all'origine e potrebbe diventare fondamentale per produrre farmaci antivirali ad ampio spettro. Gli scienziati hanno modificato uno dei batteri più comuni, l'Escherichia coli che costituisce parte integrante della normale flora intestinale dell'uomo e di altri animali: il suo codice genetico è stato arricchito con amminoacidi programmati al computer in modo da ottenere batteri incapaci di interpretare il "linguaggio" che i virus sfruttano per invadere le cellule. In questo modo non possono "aiutarli" a replicarsi fermandoli sul nascere.
"Resistenti a cocktail di virus"
I ricercatori coordinati dal Prof. Wesley E. Robertson e da Jason W. Chin, hanno affermato che questi speciali batteri "non erano in grado di leggere il codice genetico canonico ed erano del tutto resistenti a un cocktail di virus". Come riporta Repubblica, questa nuova scoperta potrà aprire la strada a migliaia di applicazioni pratiche, "dallo sviluppo di nuove generazioni di prodotti bioterapeutici a biomateriali innovativi". Si tratta della prima realizzazione in assoluto di un sogno che la biologia sintetica insegue da 20 anni quando Craig Venter, uno dei pionieri del sequenziamento del genoma, creò il primo cromosoma artificiale e nel 2010 anche la prima cellula assemblata il laboratorio. Il batterio modificato in laboratorio sposta ancora più in là un'asticella che sa di fantascienza ma che invece è realtà.
Come funziona il processo
Senza addentrarci in eccessivi tecnicismi, diciamo soltanto che gli scienziati hanno modificato i pacchetti nei quali è organizzata l'informazione genetica contenuta nelle quattro lettere in cui è scritto il Dna: è organizzata in 20 amminoacidi, a loro volta confezionati in 64 pacchetti chiamati codoni che contentono tutte le istruzioni necessarie per fabbricare le proteine. A leggerli e permettere di assemblarli è una molecola chiamata Rna di trasferimento (tRna). I ricercatori hanno rimosso alcuni codoni ed alcune sequenze di tRna, sostituendole con sequenze artificiali: è questo il motivo per cui il batterio non sa leggere il codice genetico del virus fermando subito la sua replicazione quando entra nella cellula. "È una conquista della biologia sintetica" ed "è "la nuova tecnologia che ci consente non solo di leggere il DNA o di modificarlo per la terapia genica, ma anche di riscrivere il codice, modificandolo per ottenere proteine non esistenti in natura sulla base dei 20 aminoacidi conosciuti, ma proteine contenenti come in questo caso, tre distinti amminoacidi non canonici e riprogrammare le nostre cellule a tradurre diversi eteropolimeri nuovi con diverse e sconosciute funzioni", ha affermato il Prof. Giuseppe Novelli, genetista dell'Università di Tor Vergata.
Come anticipato, questo batteri possono essere trasfmormati per produrre nuovi farmaci antivirali, antibiotici e farmaci anticancro.
L'obiettivo, è "utilizzare questi batteri sintetici per costruire grandi polimeri sintetici per nuovi materiali e nuovi farmaci, come plastiche biodegradabili che possano dare un contributo alla bioeconomia circolare", concludono i ricercatori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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