Digital detox, come combattere nomofobia e tecnostress in vacanza

Nell'era del "posto ergo sum", disintossicarsi dalla sovraesposizione tecnologica è un passo necessario

Digital detox, come combattere nomofobia e tecnostress in vacanza

Con il termine digital detox, ovvero disintossicazione digitale, si fa riferimento a un periodo in cui un soggetto decide in maniera volontaria di astenersi dall'uso di dispositivi digitali (smartphone, tablet, pc) e dai social media (Facebook, Instagram e similari). Quale momento migliore se non quello delle vacanze estive per mettere in pratica un'attività che a tutti gli effetti può essere definita terapeutica?

Le ferie sono da sempre considerate come sinonimo di relax e di pausa da tutto e da tutti. Nella nostra era ipertecnologica, tuttavia, la necessità di staccare la spina è stata sostituita dal bisogno di condividere ogni istante della propria giornata, con il conseguente pericolo di contemplare solo lo schermo e non la bellezza del luogo di villeggiatura.

In tempi in cui la massima esistenziale sembra ormai essere diventata il "posto ergo sum", non è affatto raro soffrire di disturbi come nomofobia e tecnostress. Come si manifestano e in che modo è possibile sfruttare le vacanze per attuare un digital detox i cui effetti si estendano anche al rientro? A spiegarlo è Rossella Valdrè, psicoterapeuta, psicoanalista e collaboratrice di Guidapsicologi.it.

Digital detox, l'alleato contro la nomofobia

Nomofobia

Nomofobia è un termine coniato di recente. Nasce dall'unione dell'inglese "no mobile" e dalla parola "fobia" e sta ad indicare la paura di non riuscire a connettersi al cellulare o di non essere rintracciabili anche per breve tempo. Chi soffre di questa problematica porta sempre con sé lo smartphone, anche quando dorme; lo controlla incessantemente alla ricerca di messaggi, risposte, news e si allarma se non riceve nulla e, al contrario, si eccita se giunge una notifica.

Quando il dispositivo non è a portata di mano il nomofobico prova ansia, panico e tutte le manifestazioni tipiche di una dipendenza, non a caso è stato proposto di inserire la nomofobia fra i Disturbi di dipendenza del DSM V. Tutti possono sperimentarla, anche se i soggetti più a rischio (e quindi coloro per i quali il digital detox è fondamentale) sono i nativi digitali, bambini e adolescenti nati in un'epoca già dotata di tutte le tecnologie. Lo smartphone assume un simbolismo molto intenso; è il mezzo attraverso cui i giovani entrano in contatto con i coetanei, si confrontano e misurano la loro autostima.

Tutto questo può valere anche per l'adulto, ma trova nella fragilità narcisistica dell'adolescente un terreno fertile. La conseguenza più grave è quella che in psicologia viene definita "ritiro psichico". Il nomofobico si isola sempre più e si rifugia in un mondo autarchico di fantasia scollegato dalla realtà. In questa bolla ovattata ogni sviluppo emotivo e creativo viene bloccato.

Digital detox, l'alleato contro il tecnostress

Tecnostress

Il digital detox è essenziale anche per coloro che sperimentano il tecnostress, ossia uno stato di intensa tensione generato dall'eccessiva esposizione agli strumenti tecnologici, in genere per ragioni lavorative. Coniato per la prima volta nel 1984 da Craig Brod, il termine viene usato soprattutto all'interno delle aziende e delle politiche del lavoro. Oggi e in particolar modo durante la pandemia, l'impatto del tecnostress è aumentato a dismisura. Brod ne riconosceva due forme: quella del principiante che lotta per accettare il carico del lavoro e quella della persona più preparata che si è identificata con il mezzo.

Chi soffre della problematica è facilmente riconoscibile per il numero eccessivo di ore trascorse davanti allo schermo e per alcuni sintomi fisici da sovraccarico e manifestazioni psichiche:

  • insonnia;
  • disturbi dell'appetito;
  • abuso di alcol;
  • eccesso di cibo;
  • ansia;
  • depressione;
  • astenia.

Il digital detox in vacanza

Digital detox

Mettere in atto il digital detox non è sempre così semplice come potrebbe sembrare. Si è visto, infatti, che nomofobia e tecnostress spesso sfociano in vere e proprie dipendenze. Per sottrarsi alle stesse è necessario avere qualcos'altro su cui investire e da cui ricavare una diversa fonte di piacere e di rifornimento narcisistico. La vacanza dunque, ma anche il post ferie, può diventare un'occasione per allargare i propri interessi e per sperimentare un rapporto diverso con se stessi e con la propria immagine.

I bambini, i soggetti maggiormente a rischio, devono stare con gli adulti di riferimento e con i loro coetanei. Per nessuna ragione vanno lasciati soli davanti a un cellulare. Per gli adolescenti il discorso si fa più delicato poiché qui l'intervento di un adulto fa meno presa. Nonostante tutto è essenziale che i genitori non si tirino indietro di fronte a un figlio che vive ritirato nel suo smartphone. Diversamente devono far sentire la loro presenza, anche se essa è polemica.

Quanto ai lavoratori che subiscono tecnostress, il primo passo è quello di modificare le politiche aziendali a favore di tempi, orari e mansioni più compatibili con le capacità umane di gestire il carico di informazioni e di seduzione che le nuove tecnologie comportano.

Da un punto di vista psicologico si deve tener conto che esse avranno sempre una doppia faccia: da un lato possono sviluppare capacità e creatività, ma dall'altro sono in grado di inibirle poiché inducono dipendenza e ritiri psichici in individui fragili e predisposti.

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