Disturbo disforico premestruale: perché arriva la depressione

Con gli effetti della depressione, questo problema ha l'effetto di rendere invalidante la vita delle donne che ne soffrono. Cause, effetti e rimedi ce li spiega la dottoressa Maria Rita Falco Abramo

Disturbo disforico premestruale: perché arriva la depressione

Seppur “a tempo determinato” il disturbo disforico premestruale ha l’effetto di rendere invalidante la quotidianità di alcune donne pochi giorni prima l’arrivo del ciclo mestruale. Si tratta infatti di una forma grave di sindrome premestruale che comporta disturbi di carattere depressivo analoghi a quelli della depressione vera e propria. Si differisce soltanto per la durata limitata: i sintomi infatti arrivano regolarmente e solo nel corso della seconda metà del ciclo mestruale. Poi finiscono con le mestruazioni o subito dopo. L'umore è marcatamente depresso e, ansia, irritabilità assieme a labilità emotiva, sono pronunciate. Possono essere presenti anche pensieri suicidi. L'interesse per le attività quotidiane tende notevolmente a diminuire. Un problema spesse volte sottodiagnosticato. Come riconoscerlo? Ma soprattutto, come gestirlo? A spiegarlo è la dottoressa Maria Rita Falco Abramo che dirige l'Unità Operativa Complessa di Ginecologia e Ostetricia Asp di Agrigento.

Perché in alcune donne arriva il disturbo disforico premestruale? Da cosa dipende?

“La causa della sindrome premestruale non è chiara. Possibili cause o fattori contribuenti comprendono l’ipoglicemia, altri cambiamenti nel metabolismo dei carboidrati, l’iperprolattinemia, fluttuazioni dei livelli di estrogeni e progesterone circolanti, alterazioni della risposta ad estrogeni e progesterone, livelli eccessivi di aldosterone o ormone antidiuretico (che può derivare dalla fluttuazione di estrogeni e progesterone), carenza di serotonina, carenze di magnesio e Ca. Può esserci pure una predisposizione genetica”.

Possiamo spiegare i sintomi per riconoscerlo?

“Affinché il disturbo disforico premestruale sia diagnosticato, le donne devono avere almeno 5 specifici sintomi per la maggior parte della settimana prima delle mestruazioni. Questi stessi sintomi devono diventare minimi o assenti la settimana dopo il termine del ciclo. Nello specifico parliamo di sbalzi d'umore (come tristezza improvvisa), irritabilità marcata, rabbia o conflitti interpersonali aumentati, umore marcatamente depresso, sentimenti di disperazione o disprezzo per se stessi. Ed ancora, ansia marcata, tensione o sensazione di essere ‘sulle spine’. A queste forme di malessere si associano almeno uno dei seguenti effetti: ritiro sociale, difficoltà di concentrazione, scarsa energia o stanchezza, variazioni marcate dell'appetito, insonnia o iperinsonnia. Possono sussistere anche la sensazione di essere sopraffatti o fuori controllo e i sintomi fisici associati alla sindrome premestruale (dolori del seno, edema). Inoltre questo problema deve essersi verificato per la maggior parte nei precedenti 12 mesi e deve essere abbastanza grave da interferire con la funzione e le attività quotidiane”.

In alcune donne si manifesta in avanti con l’età. Per quale motivo?

“Il climaterio è un periodo di cambiamento e il corpo impiega qualche anno ad assestarsi e ad entrare definitivamente in uno stadio nuovo: la menopausa. Durante questi anni (in media 4) il ciclo mestruale c’è ancora, anche se diventa irregolare (saltare mesi o tornare più volte nei 28 giorni, più abbondante o scarso, più lungo o cortissimo). Tuttavia ciò che cambia realmente non è il ciclo ma gli equilibri ormonali che lo determinano. Le fluttuazioni degli estrogeni e del progesterone circolanti sono responsabili della comparsa del disturbo disforico premestruale”.

C’è un modo per capire a priori se c’è una predisposizione?

“Il disturbo disforico premestruale può insorgere in un qualunque momento della vita fertile e, in alcuni casi, peggiora negli anni che precedono la menopausa per poi sparire completamente nel periodo successivo. L'assunzione di terapia ormonale sostitutiva può, tuttavia, promuovere il ritorno del disturbo, evidenziando una volta di più lo stretto legame tra tono dell'umore ed equilibrio ormonale femminile. Esistono alcuni fattori di rischio riconosciuti che possono rendere più probabile lo sviluppo di disturbo disforico premestruale. In particolare, si tratta di:

  • Stress di qualunque natura (lavorativo, psicofisico, in ambito familiare ecc.)
  • Storia di traumi relazionali/interpersonali
  • Cambiamenti stagionali
  • Fattori socioculturali relativi alla vita sessuale e ai rapporti uomo-donna
  • Ereditarietà (50% circa dei casi)
  • Interruzione dell'assunzione di un anticoncezionale ormonale (caratterizzati da un'azione protettiva)”.

Come si gestisce una sofferenza di questo genere?

“La terapia della sindrome premestruale è sintomatica. Quindi bisogna iniziare da un adeguato riposo e sonno, una regolare attività fisica e attività rilassanti. L'esercizio fisico regolare può aiutare ad alleviare il gonfiore, l'irritabilità, l'ansia e l'insonnia. Lo yoga aiuta alcune donne. Possono essere di supporto anche le modifiche sul piano alimentare, come l’aumento di proteine, la riduzione di zuccheri e di carboidrati complessi. Ed ancora, mangiare pasti ridotti ma con maggiore frequenza. Non sono da escludere la consulenza, il training di rilassamento, la terapia della luce, le regolazioni del sonno, la terapia cognitivo-comportamentale e la forte riduzione delle attività stressanti”.

C’è dell’altro?

“Assolutamente sì. Altre strategie possibili sono quelle che portano ad escludere alcuni cibi e bevande (cola, caffè, hot dog, patatine fritte, cibi in scatola) e prediligerne altri (frutta, verdura, latte, cibi ricchi di fibre, basso contenuto di grassi animali, alimenti ad alto contenuto di calcio e di vitamina D). Ci sono poi alcuni supplementi dietetici moderatamente efficaci per ridurre i sintomi come l’estratto dal frutto di agnocasto (mima l’azione del progesterone), vitamina B6 e vitamina E”.

E le terapie?

“La terapia cognitivo-comportamentale può aiutare se i problemi di umore sono una delle principali preoccupazioni. Come terapia farmacologica si prediligono invece gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina o contraccettivi orali (Drospirenone associato ad etinil estradiolo). Nei casi gravi agonisti del GnRh e ovariectomia bilaterale”.

Come distinguere il disturbo disforico premestruale dall’arrivo della depressione vera propria?

“Il disturbo disforico premestruale è tecnicamente parte, secondo il DSM5, della categoria dei Disturbi dell’Umore.

È quindi importante effettuare un corretto processo diagnostico al fine di identificare se e quale disturbo dell’umore è insorto nella donna: considerando per l'appunto, la ciclicità in relazione al ciclo mestruale della presenza sintomatologica nel caso del disturbo disforico premestruale a differenza di altri disturbi in cui tale co-occorenza dei sintomi con le fasi del ciclo mestruale risulta assente”.

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