Il parto in acqua e la crescita di richiesta da parte delle partorienti. Ebbene sì, sono sempre di più le donne, soprattutto quelle che si approcciano a diventare mamme per la prima volta, a chiedere di dare alla luce la propria creatura in acqua. Luci soffuse, vasca con acqua tiepida e musica soft, rendono il parto più dolce. Attenzione: questo non vuol dire scordarsi dei dolori ma almeno alleviare l’intensità. Ecco tutti i vantaggi di questa pratica e quali presupposti devono essere presenti per escludere complicazioni. A spiegarli è il professor Enrico Ferrazzi, direttore del reparto di Ostetricia della clinica Mangiagalli di Milano.
Partiamo dalla base. A quando risale il parto in acqua?
"Durante il tavaglio, immergersi nell’acqua calda infonde un senso di rilassatezza e di benessere. Questa percezione accompagnata dal sollievo dal dolore e dalla facilità nei movimenti, in un approccio naturale nell’esperienza del parto, ha fatto del travaglio e parto in acqua una scelta molto diffusa a partire dagli anni ’80. Ovviamente questo si applica a gravidanze e travagli a basso rischio cioè con una andamento normale della gravidanza e insorgenza spontanea del travaglio. L’acqua ha di per sé un grande valore simbolico e si sposa molto bene con l’arte ostetrica per il suo grande potere di contenimento del dolore, di rilassamento e per la capacità di ispirare istintualità, elemento fondamentale nella donna in travaglio e parto. Il corpo in acqua è libero e leggero".
Come avviene il parto in acqua?
"Il travaglio/parto in acqua avviene quando la madre entra in vasca e si immerge nell’acqua calda per dare alla luce il suo bambino. La temperatura dell’acqua non deve essere superiore ai 36 gradi. La stanza deve essere calda, ma ben arieggiata, con la possibilità di regolare l’illuminazione. Le proprietà di galleggiamento dell’acqua permettono alla madre di assumere la posizione eretta più facilmente, unitamente ad altre posizioni materne, in modo da aprire al meglio la pelvi ed offrire al bambino più spazio per uscire. Alcune madri appoggiano la schiena contro il bordo della vasca, mentre altre si accovacciano con le ginocchia piegate appoggiando le mani al bordo. Il tutto nel frattempo monitorato con uno schermo portatile e con sonda ad ultrasuoni subacquea. Nel corso del il travaglio potrebbe essere necessario uscire dall’acqua per qualche minuto in modo che l’ostetrica possa controllare il progredire della dilatazione del collo uterino. I bambini possono nascere direttamente sott’acqua senza alcun pericolo. Solo nel momento in cui il loro viso uscirà dall’acqua potranno fare il loro primo respiro".
Quali vantaggi per la mamma e il nascituro?
"I vantaggi per la madre sono:
- la riduzione del dolore per azione dell’acqua sui recettori del dolore e per la produzione di endorfine;
- lo stato di rilassamento;
- la distensione dei tessuti del pavimento pelvico;
- la diminuzione della durata del travaglio;
- la sensazione di leggerezza per perdita di peso e gravità;
- la riduzione dell’incidenza dei traumi perineali;
- la riduzione dell’uso di farmaci;
- l'effetto metabolico ed emodinamico positivo.
Si tratta in sostanza di uno strumento per parto “gentile “ in sicurezza. I vantaggi per il neonato sono:
- la diminuzione del trauma della nascita con la possibilità di favorire un passaggio più graduale e naturale dalla vita intrauterina alla vita extra uterina;
- la riduzione dello stress da nascita per graduale esposizione all’aria e lento passaggio alla respirazione polmonare".
Questa pratica aiuta davvero ad alleviare i dolori ?
"Sì, certamente. Il dolore tipico del travaglio di parto è causato dalla combinazione di un complesso numero di fattori fisici e psicologici come l’intensità e la qualità delle contrazioni uterine, le dimensioni e la posizione del bambino, lo stiramento dei legamenti pelvici, la paura e l’ansia che aumentano la percezione del dolore, la stanchezza ed infine i fattori culturali e sociali. L’immersione della madre nell’acqua calda favorisce un livello profondo di rilassamento e di intimità che permette alla donna di sentire e percepire meno dolore grazie anche alla stimolazione sensoriale tattile e termica e alla secrezione degli ormoni inibitori del dolore: le endorfine. L’acqua, modificando quindi la percezione del dolore, aiuta la madre ad attivare la parte del cervello che è preposta alle funzioni involontarie, quali la digestione, l’escrezione, l’orgasmo sessuale e anche le contrazioni del travaglio e del parto. Nell’acqua la madre è invitata a lasciare il pensiero razionale per abbandonarsi alla parte istintiva, ‘primitiva’ della sua coscienza, in modo che sia il suo corpo a prendere il sopravvento, a guidare l’esperienza, rendendo più facile il parto e la nascita dolce, gentile".
Chi può dare alla luce la propria creatura con queste modalità? Quali i presupposti?
"Possono travagliare o partorire in acqua solo le donne con gravidanza fisiologica oltre la 37° settimana con gravidanza singola e il bambino in posizione longitudinale in presentazione cefalica. L’inizio del travaglio deve essere spontaneo e si consiglia l’immersione in acqua dopo la diagnosi di travaglio attivo di parto, frequenza cardiaca fetale normale, liquido amniotico limpido, PROM (membrane rotte) <24 ore. I motivi per uscire dalla vasca sono dati invece dalla presenza di perdite ematiche significative, di alterazioni del battito cardiaco fetale, di liquido amniotico tinto di meconio, di rialzo pressorio anomalo improvviso o se necessita di assistenza per il disimpegno della testa o delle spalle".
Qual è la domanda più frequente che le pongono le dirette interessate prima della scelta?
"La domanda più frequente è la seguente:‘Come fanno i neonati a non respirare sott’acqua’? Spiego loro quindi che il neonato è in grado di non respirare sott’acqua grazie ad un riflesso fisiologico (Diving Reflex) difensivo che si sviluppa nell’ultimo trimestre di gravidanza e viene attivato quando l’acqua entra in contatto con i recettori cutanei della regione mascellare del volto del neonato. Ciò determina l’induzione di uno stimolo vagale con arresto dell’atto respiratorio che consiste in un apnea in posizione espiratoria con chiusura della glottide. Questo riflesso di immersione innato scompare nelle prime settimane di vita. Lo stress neonatale in acqua è ridotto e l’inizio della respirazione avviene più lentamente. Per il bambino nascere in acqua significa passare dall’habitat naturale, liquido e caldo, ad un ambiente molto simile a quello in cui ha galleggiato per nove mesi, pertanto l’adattamento alla vita extrauterina sarà più dolce e meno brusco, tant’è che molto spesso i bambini nati nell’acqua non piangono. Una volta adagiato tra le braccia della mamma, la reazione al passaggio da caldo a freddo stimolerà nel neonato l’istinto della respirazione".
Negli ultimi anni si sta assistendo ad un aumento di richieste. A cosa si deve questo trend?
"Il parto in acqua fa parte delle procedure di assistenza finalizzate a ridurre interventi medici inutili e dannosi in
condizioni di gravidanze a decorso normale con travaglio insorto spontaneamente. In questo contesto il parto in acqua è percepito dalla donna che cerca questa esperienza come la migliore possibilità di vivere questo momento".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.