Effetto "yo-yo", perchè si recuperano i chili persi dopo una dieta

Quando si perdono chili troppo velocemente il cervello non riesce ad adattarsi: la gradualità è fondamentale

Effetto "yo-yo", perchè si recuperano i chili persi dopo una dieta

Lo chiamano “effetto yo-yo”. L’espressione indica l’alternarsi del peso corporeo tra gli sforzi di perdere chili e la constatazione di vederli poi riguadagnati velocemente. L’argomento è stato affrontato al congresso della Società Europea di Endocrinologia Pediatrica (ESPE) di settembre.

L’effetto yo-yo si spiega, in sintesi, con una mancanza di sintonia fra organi del corpo, ad esempio intestino e cervello. Se si perde peso rapidamente, entro le 24 settimane, può succedere che non diminuisca il desiderio di mangiare in eccesso: le aree cerebrali non riescono ad adattarsi al minor introito di calorie. O altrimenti detto, non riescono a modulare il senso di sazietà.

Così la fase di mantenimento è più incline a fallire e gli obesi che hanno perso peso rapidamente, tendono a recuperarlo.

Questi, in sintesi, i risultati di uno studio sui bambini del Seattle Children's Hospital, pubblicato sulla rivista The Journal of Clinical Endocrinology and Metabolisme presentato al congresso ESPE.

L'incidenza

In Italia, uno dei Paesi europei con il più alto tasso di prevalenza dell'obesità infantile, i bimbi con obesità sono il 9,4% del totale e quelli in sovrappeso circa il 20%. Sappiamo quanto sia particolarmente rilevante il grasso corporeo in eccesso per la salute futura se si considera che il 40% dei bambini obesi diventeranno adolescenti obesi, e che l'80% degli adolescenti obesi saranno poi adulti obesi. Le conseguenze per la salute possono essere devastanti. L'obesità infatti aumenta, tra gli altri, il rischio di sviluppare diabete di tipo 2, malattie cardiache e cancro.

Lo studio

I ricercatori hanno preso in esame un gruppo di 28 bambini obesi, dai 9 agli 11 anni, dopo un programma dimagrante di 24 settimane, mettendolo a confronto con un altro gruppo di 17 bambini normopeso, a cui non era stata fatta seguire alcuna dieta specifica. Sottoposti a una risonanza magnetica funzionale, mentre guardavano immagini di alimenti ipercalorici, gli studiosi hanno osservato che i bimbi obesi che avevano ripreso peso, dopo essere riusciti a dimagrire rapidamente, mostravano alti livelli di attivazione delle aree cerebrali legati all'appetito, anche dopo i pasti.

Secondo i ricercatori, quindi l'insuccesso della dieta nei bimbi obesi dipende dall'incapacità del cervello di adattarsi alla rapida perdita di peso, a differenza dell'intestino che si adegua presto al nuovo peso del bambino rilasciando correttamente gli ormoni relativi alla sazietà dopo un pasto. Questo spingerebbe il bambino a mangiare di più anche se non ne ha bisogno, portandolo così a riprendere i chili persi in precedenza.

"Significa che il cervello dei bambini si trova in modalità affamato anche quando l'intestino rilascia ormoni che dovrebbero indurre la sensazione di sazietà" hanno commentato Mariacarolina Salerno, vicepresidente del congresso europeo e presidente della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP), e Stefano Cianfarani, presidente del congresso europeo, ordinario di pediatria all'Università Tor Vergata di Roma e responsabile dell'Unità di Diabetologia e patologia dell'accrescimento dell'ospedale Bambino Gesu' di Roma. Insomma, l'intestino si adatta subito al nuovo peso e segnala correttamente che l'organismo non ha bisogno di mangiare. Di contro, il cervello non riesce a stare al passo e continua a lasciare accesa la "spia" della fame, spingendo il bambino a mangiare anche se non ne ha bisogno, portandolo così a riprendere i chili persi in precedenza con la dieta.

I ricercatori hanno concluso che "questi dati suggeriscono che per trattare più efficacemente l'obesità nei bambini dovremmo evitare interventi che portano a veloci riduzioni del peso corporeo e puntare invece a graduali e coerenti cambiamenti nello stile di vita per raggiungere un peso stabile e migliorare anche la salute".

L'obesità è un disturbo alimentare

Nel frattempo, al 4° Obesity summit organizzato da Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation ed Intergruppo parlamentare “Obesità e Diabete” è stato chiesto al governo di riconoscere l’obesità come malattia cronica, in linea con la mozione approvata dalla Camera nel 2019. Si chiede di garantire alle persone con obesità il pieno accesso alle cure del Servizio sanitario, al nutrizionista e, se necessario, ai trattamenti farmacologici.

"L’obesità è una malattia cronica non una colpa - recita la lettera firmata dai presidenti delle società scientifiche - troppo spesso è purtroppo ancora considerata una responsabilità del singolo, una scelta di stile di vita dovuta a una scarsa auto-disciplina e mancanza di motivazione" ha afferma Iris Zani, Presidente di Amici Obesi. Si tratta invece di un disturbo alimentare.

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