La Francia punta ad estendere il diritto all'interruzione di gravidanza. Nell'ultimo anno, per via dell'emergenza sanitaria in corso, Parigi ha già esteso alle donne la possibilità di accedere all'aborto medico (o farmacologico), ossia l'interruzione della gravidanza effettuata tramite il ricorso a specifici farmaci. Diverse associazioni hanno sollevato preoccupazioni sulla difficoltà di accedere agli aborti durante la pandemia da Covid-19: la preoccupazione era che le donne aspettassero oltre la data legale per accedere all'aborto. Così, lo scorso aprile, il ministero della Salute ha emanato una circolare che consente alle donne di avere accesso ai farmaci per l'interruzione di gravidanza fino a nove settimane e non più fino a sette settimane di gravidanza come accadeva prima. In una nota si giustificava la decisione maturata dalla "necessità di garantire i diritti delle donne all'aborto durante l'epidemia di Covid-19 e di evitare il più possibile che vadano in una struttura sanitaria".
Ora Parigi è pronta a un passo ulteriore. Come riporta La Verità, giovedì 18 febbraio sarà discussa all'Assemblea una nuova norma che mira ulteriormente a "rafforzare il diritto all'aborto", allargandone il campo. Qualora venisse approvata, l'aborto risulterebbe legale per qualunque causa, dalle 14 alle 16 settimane dal concepimento. Il che equivale al quarto mese. Si supera quindi il limite delle nove settimane. Le ostetriche e il personale ospedaliero disponibile sarebbero autorizzati, in mancanza del medico ad hoc, a praticare l'aborto chirurgico, con le varie tecniche di aspirazione dell'embrione. Cosa ancora più grave verrebbe di fatto abolito il diritto alla "obiezione di coscienza" di medici e farmacisti, per quanto attiene alla cosiddetta pillola del giorno dopo.
Nel Paese d'Oltralpe l'aborto è legale grazie a una legge del 1975 e alla dura battaglia politica portata avanti dell'ex ministro Simone Veil, sopravvissuta all'Olocausto e morta nel 2017. L'approvazione del testo in discussione al Parlamento renderebbe la Francia "uno dei Paesi più progressisti del mondo" ha affermato il deputato Albane Gaillot, l'architetto del disegno di legge presentato lo scorso ottobre. "Alcune donne incontrano difficoltà ad accedere all'aborto; questo è stato esacerbato dalla crisi sanitaria”, ha spiegato a FranceInfo Gaillot, ex membro del partito Le République en Marche (LReM) del presidente Emmanuel Macron. "È chiaro che i lockdown rendono difficile per le donne lasciare le loro case. Ci sono anche grandi disparità tra i diversi territori. Che tu viva a Nièvre o a Villejuif, non avrai lo stesso tipo di trattamento". Il testo, secondo Gaillot, mira a "perpetuare, migliorare e approfondire lo spirito" della legge del 1975 promossa proprio da Simone Veil. Ma come fa notare Come fa notare l'Eclj (European centre for law and justice), "il testo è gravissimo.
E segna una nuova regressione della Francia nella protezione della vita umana e nella tutela della coscienza". Di fatto, qualora il disegno di legge venisse approvato, il diritto all'aborto diventerebbe un dogma indiscutibile.
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