Lupus eritematoso sistemico e coronavirus: troppe fake news

I pazienti reumatologici, sin dalle prime fasi dell'emergenza, hanno seguito scrupolosamente tutti i comportamenti raccomandati dal Ministero della Salute

Lupus eritematoso sistemico e coronavirus: troppe fake news

Come confermano alcuni recenti dati statistici, il suo tasso di incidenza globale è compreso tra i 20 e i 70 casi ogni 100mila individui. Ad esserne più colpite sono le donne, il rapporto con gli uomini, infatti, è di 9:1. Il lupus eritematoso sistemico è una patologia ad eziologia autoimmune che, in maniera graduale, può provocare l'infiammazione di articolazioni, cuore, pelle, reni, polmoni, cellule del sangue ed elementi fondamentali del sistema nervoso. Il termine deriva dalla parola latina 'lupus' (ovvero lupo) e viene impiegato dai medici poiché un tempo si soleva paragonare un sintomo della malattia, l'eruzione cutanea del viso definita 'lupus vulgaris', agli effetti prodotti sul volto dal morso di questo animale. L'infiammazione sistemica del disturbo è generata da una serie di autoanticorpi che aggrediscono le proteine e altre molecole con sede nel nucleo centrale o nel citoplasma.

Le cause del lupus eritematoso sistemico non sono ancora note. Si ritiene, tuttavia, che questa condizione abbia un'origine multifattoriale. La sua insorgenza, dunque, è legata a fattori genetico-ereditari, ormonali e/o ambientali. Una maggiore frequenza della malattia è stata riscontrata in persone con una certa parentela, ad esempio in individui appartenenti a un nucleo familiare o a un determinato gruppo etnico. Vista l'alta incidenza del lupus nelle donne, gli studiosi hanno anche ipotizzato una correlazione tra lo stesso e gli estrogeni. In realtà tale supposizione non è mai stata confermata, nonostante la sintomatologia si faccia più intensa nel periodo che precede le mestruazioni e durante la gravidanza, quando cioè si assiste a un picco estrogenico. Svariati, infine, i fattori ambientali: esposizione ai raggi ultravioletti, virus di Epstein-Barr e quello della rosolia, carenza di vitamina D, uso prolungato di antibiotici, stress fisico ed emotivo.

I sintomi del lupus eritematoso sistemico variano da paziente a paziente e spesso sono anche aspecifici. Infatti richiamano quelli di altre malattie autoimmuni e non, come la fibromialgia e l'artrite reumatoide. I segni clinici di carattere generale includono: malessere, febbre, astenia, mancanza di appetito e perdita di peso. In più del 90% dei malati le articolazioni di mani, polsi e ginocchia appaiono doloranti, rigide e gonfie. A livello cutaneo si assiste alla comparsa del cosiddetto eritema a a farfalla, di alopecia, di arrossamenti e di macchie rosse e scagliose. Quando il lupus colpisce le cellule del sangue può determinare anemia, leucopenia e piastrinopenia. Se ad essere sofferente è il sistema respiratorio, il soggetto soffrirà di embolia, interstiziopatia, pleurite e polmonite. Altre manifestazioni comprendono: endocardite, pericardite, miocardite, aterosclerosi. Ancora mal di testa, convulsioni, epilessia, psicosi, problemi alla vista, confusione.

Lupus eritematoso sistemico e Coronavirus. Esiste una connessione? Dall'inizio della pandemia sono tante le fake news che circolano su questo argomento e che vanno ad aggravare il pesante clima ansiogeno degli ultimi mesi. In particolar modo si teme che, per i soggetti affetti da questa patologia, la probabilità di contrarre il Covid sia maggiore e che lo stesso decorso dell'infezione possa essere più aggressivo. Effettivamente, come spiega la dottoressa Maria Gerosa, responsabile dell'ambulatorio dedicato al lupus della UOC di Reumatologia Clinica dell'ASST Gaetano Pini-CTO, le alterazioni della risposta immunitaria e, ancor di più la terapia con farmaci immunosoppressori, espongono a un maggior rischio infettivo. Tuttavia i dati disponibili, seppur limitati e preliminari sembrano smentire questa certezza.

Ai pazienti, che fin dalle prime fasi dell'emergenza hanno messo in atto tutti i comportamenti raccomandati dal Ministero della Salute, è stato chiesto di non modificare in alcun modo la terapia. Indicazione questa da seguire alla lettera nonostante lo stravolgimento delle normali attività cliniche che, di fatto, ha ridotto la possibilità per i malati di accedere alle strutture sanitarie presso le quali erano seguiti abitualmente. Merita un capitolo a parte il dibattito sull'idrossiclorochina, medicinale utilizzato nella cura del lupus eritematoso sistemico e sul ruolo che lo stesso ha nel trattamento del Covid.

L'impiego del farmaco per i malati di Coronavirus ha creato qualche difficoltà ai soggetti reumatologici che hanno fatto fatica a reperirlo. Problematica questa in via di risoluzione, grazie anche all'impegno della ditta produttrice ad aumentarne l'approvigionamento nelle farmacie.

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