A rappresentare un pericolo non è l’aneurisma in sé (dilatazione di un’aorta) ma la sua rottura che può provocare un’emorragia nel cervello, spiega Paolo Ferroli responsabile del progetto e neurologo al Besta. “L’aneurisma si rompe in 9 persone su centomila all’anno, vogliamo cercare di capire quali sono le persone a rischio rottura”. I danni irreparabili di un’emorragia cerebrale possono essere evitati escludendo l’aneurisma dal circolo sanguigno, anche se bisogna dire che la percentuale di aneurismi che vanno incontro a sanguinamento è molto bassa. Uno studio del 2011 rivela che il 2-3% della popolazione convive con un aneurisma senza saperlo, “l’unico sintomo è un mal di testa violento e improvviso” ed è questo segnale che ci deve mettere in allerta.
Come si può capire chi è a rischio rottura e chi no? “ è lo scopo del nostro lavoro – spiega Ferroli – Il primo step è quello di creare una banca dati centralizzata, in collaborazione con centri di altri Paesi per disporre del più vasto numero di persone. Poi identifichiamo i geni fondamentali che predispongono al rischio rottura, infine realizziamo un programma in grado di dirci con certezza se il tal paziente rischia o meno la rottura”. La procedura è semplice ma costosa, con un prelievo di sangue si può analizzare il Dna. Si arriverà a identificare un centinaio di pazienti a rischio e un altro centinaio non a rischio.
Lo screening permetterà di curare in anticipo le persone a rischio rottura e non gli altri “portatori sani” di aneurisma, riducendo costi ed energie. Chi vuole finanziare il progetto può versare il proprio contributo all’istituto Besta anche usando il 5x mille.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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