La tecnologia si sta diffondendo sempre più anche nel mondo sanitario. Un bene sia per pazienti, che così possono contare su tecniche più precise ed efficaci per risolvere i problemi di salute, che per i medici che utilizzano i nuovi strumenti per portare avanti il proprio difficile e delicato lavoro. Nella diagnostica per immagini, ad esempio, a fornire un prezioso e valido aiuto ai sanitari è l’Intelligenza Artificiale (Artificial Intelligence nella dizione anglosassone).
La prospettiva per gli operatori, come si legge nel sito del ministero della Salute, è quella di doversi confrontare nel prossimo futuro con sistemi in grado di modificare in modo significativo i percorsi diagnostici e terapeutici e anche il rapporto che esiste tra medico e paziente. Un rapporto basato sulla fiducia e caratterizzato da specifici doveri e diritti morali e giuridici. Insomma, siamo ad un passo da una rivoluzione nel settore sanitario.
Già oggi si stima che una parte delle attività eseguite manualmente dai medici possa essere automatizzato. Nel nuovo documento del Consiglio superiore di sanità (Css) intitolato "I sistemi di intelligenza artificiale come strumento di supporto alla diagnostica" si evidenzia che le tecnologie basate sulla IA "controllano già le grandi apparecchiature di diagnostica per immagini, standardizzando i protocolli di acquisizione e riducendo drasticamente i tempi di acquisizione degli esami, al fine di migliorare la compliance e il comfort dei pazienti". Inoltre esistono anche algoritmi "in grado di supportare il radiologo nell’identificazione di patologie riducendo al minimo gli errori di percezione, oppure aiutare lo specialista nella caratterizzazione di lesioni, con lo scopo di migliorare la diagnosi".
Ma bisogna essere cauti. Perché, come si sa, nella vita non esiste la perfezione. Se l’uomo non è privo di difetti non lo è neanche una macchina. Uno sviluppo non governato dell’AI comporta di rischi. E neanche di poco conto. Basti pensare che possono essere usati di sistemi privi di una validazione scientifica. Oppure ci potrebbero essere casi di violazioni della privacy degli utenti o, ancora, si potrebbe creare condizioni per una sorta di discriminazione indotta degli algoritmi.
L'uso di questi ultimi ha un potenziale impatto anche sull’economia in quanto garantirebbero minori spese per la voce "salute". A tal proposito, spiega il Sole 24 ore, per quanto riguarda gli Usa gli esperti hanno stimato che entro il 2026 si potranno risparmiare oltre 150 miliardi di dollari se verranno adottati strumenti abilitati all'intelligenza artificiale.
In altre parole, la tecnologia è uno strumento utile anche in campo medico per il benessere delle persone ma deve essere governata bene. Altrimenti i danni potrebbero essere maggiori dei benefici. Ogni passo, quindi, deve essere compiuto con la massima attenzione. Per studiare il rapporto costo-efficacia delle IA nell'ambito medico, ed in particolare della colonscopia, è stata realizzata una ricerca internazionale coordinata da Humanitas in collaborazione con l'Università di Oslo e pubblicata su The Lancet Digital Health. I numeri sono chiari.
L'impiego di software richiede alle strutture ospedaliere investimenti economici importanti che si aggirano intorno ai 19 dollari per paziente. Potrebbe sembrare tanto. In realtà, a ben guardare, la situazione è diversa. Perché i costi sono alti solo nella fase iniziale. Dallo studio, coordinato da Alessandro Repici (direttore del dipartimento di Gastroenterologia di Humanitas e docente di Humanitas University) e da Cesare Hassan (docente di Humanitas University) emerge che gli investimenti nell'arco di 30 anni danno i loro frutti.
Non solo il denaro sborsato per gli strumenti tecnologici viene ammortizzato ma genera anche un risparmio, soprattutto se confrontato alle spese che si sarebbero dovute sostenere per i pazienti con tumore del colon, malattia che è la seconda causa di morte per cancro in Italia.
"Abbiamo voluto capire se l'aumento incrementale della diagnosi dei polipi e quindi la riduzione dell'incidenza della malattia si può associare a una significativa riduzione dei costi nella gestione dei pazienti", ha affermato Repici. In effetti così è. Lo stesso Repici ha, infatti, evidenziato che da un lato cala il numero di pazienti che sviluppano il cancro e, di conseguenza si riducono di molto le spese per la chirurgia, la chemio e la radioterapia ed i costi sociali; dall'altro si riducono i follow up.
I vantaggi per la collettività sono notevoli. Il professore ha spiegato che non solo si offre alle persone la garanzia di avere una diagnosi più accurata ma "si liberano le liste d'attesa per i controlli mettendo a disposizione della comunità gli spazi per chi invece è sintomatico". Nello studio si segnala che l’impiego di strumenti di AI consente di migliorare il tasso di identificazione delle lesioni del colon del 44%, riducendo il rischio di errori diagnostici. "Quindi l'esecuzione di colonscopie di screening con l'ausilio dell'AI è associata, da un lato, a una riduzione dell'incidenza dei tumori del colon del'8,4% e dall'altro a un risparmio economico di 57 dollari per persona grazie alla riduzione dei costi di terapia legata alla maggiore prevenzione", si legge nel sito di Humanitas.
La prospettiva appare buona. Ma gli ostacoli non mancano. Perché per impiegare nel migliore dei modi gli strumenti di intelligenza artificiale nell’ambito dell’assistenza sanitaria serve una certa competenza e una precisa formazione dei medici. "Nonostante l'80% delle Regioni abbia aderito allo screening del cancro del colon, la mortalità per questa malattia in Italia resta alta. Se si considera l'impatto globale delle tecnologie mediche introdotte, il costo dell'Ai non è così importante (per un reparto di endoscopia è intorno ai 50-60mila euro all'anno), allo stesso tempo l'Italia è il Paese con il numero di robot chirurgici più alto rispetto alla popolazione, interventi che si potrebbero risparmiare implementando le diagnosi con Ai", ha infine concluso Repici.
L’insieme di questi dati testimonia, secondo l’Humanitas, l’importanza di continuare ad investire in Intelligenza Artificiale. Ed è quello che l'ospedale ad alta specializzazione, centro di Ricerca e sede di insegnamento universitario sta portando avanti. Da anni, infatti, Humanitas sta lavorando per sviluppare di algoritmi di Intelligenza Artificiale che possano aiutare i professionisti sanitari nell’identificazione dei polipi anche di dimensioni molto piccole che altrimenti sarebbero difficili da individuare.
Ma Humanitas è impegnata anche nell’applicazione di tali strumenti in altri contesti tra cui le malattie ematologiche. L'obiettivo è sempre lo stesso: garantire al paziente un’assistenza sempre più efficace e, al contempo, promuovere una sanità più sostenibile.
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