Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, il morbo di Alzheimer, la causa più frequente di demenza, colpisce nel mondo circa 24 milioni di persone e si prevede che tale numero raddoppierà tra 20 anni, con un conseguente marcato onere per la salute pubblica. Gli scienziati dell'Università della California, utilizzando una combinazione di nuovi test che consentono lo screening di massa delle varianti genetiche in un singolo esperimento, hanno individuato nuovi geni collegati al rischio del morbo di Alzheimer e di un'altra malattia cerebrale chiamata paralisi sopranucleare progressiva. Lo studio, pubblicato su Science, dimostra come le varianti genetiche comuni, pur avendo un impatto piccolo sulla patologia, collettivamente possano aumentare la possibilità della sua insorgenza interrompendo, attraverso il genoma, specifici programmi trascrizionali.
Generalmente i ricercatori si affidano a studi di associazione genome-wide grazie ai quali esaminano i genomi di un ampio gruppo di soggetti al fine di identificare le varianti genetiche che accrescono la probabilità di malattia. Ciò viene fatto testando i marcatori lungo il cromosoma, o loci, associato al disturbo. In media ogni locus ha dozzine di marcatori genetici in comune che sono co-ereditati e quindi associati alla patologia. In questo modo è difficile identificare le varianti funzionali che causano la problematica. Per questa indagine gli studiosi hanno condotto test ad alto rendimento al fine di comprendere le malattie neurodegenerative.
Il team ha quindi eseguito massicci saggi di reporter paralleli per testare contemporaneamente 5.706 varianti genetiche in 25 loci associate al morbo di Alzheimer e in 9 loci associati alla paralisi sopranucleare progressiva. Sono state individuate 320 varianti genetiche funzionali. I dati sono stati convalidati mediante l'esecuzione di uno schema CRISPR raggruppato su 42 di quelle varianti. Gli stessi risultati hanno evidenziato la presenza di diversi nuovi geni implicati nell'insorgenza del morbo di Alzheimer (C4A, PVRL2 e APOC1) e della paralisi sopranucleare progressiva (PLEKHM1 e KANSL1).
La ricerca fornisce la prova che i test ad alto rendimento sono in grado di fornire una tabella di marcia molto efficiente per ulteriori indagini.
Tuttavia tali approcci devono essere attentamente abbinati a esperimenti più mirati. Il prossimo passo sarà quello di studiare in che modo i geni di rischio identificati interagiscono nelle cellule e nei sistemi modello.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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