Occhio all'antibiotico Il fai-da-te è pericoloso

Si rischia di alterare la colonia dei nostri microbi benefici

Occhio all'antibiotico Il fai-da-te è pericoloso

Grandi i progressi ottenuti dalla medicina, ma molte malattie stanno crescendo in modo allarmante. Negli Usa muoiono sei bambini su mille entro il primo anno di vita, erano uno su quattro nell'anno 1850. Il progresso è stato straordinario, determinato da servizi igienico-sanitari più efficienti, acqua potabile non inquinata, latte pastorizzato, vaccinazioni infantili, procedure mediche moderne e la scoperta degli antibiotici, Il tasso di mortalità infantile si è ridotto in modo sorprendente. I bambini crescono senza deformazioni per mancanza di vitamina D e quasi tutte le donne sopravvivono al parto. Gli ottantenni non sono più costretti su una poltrona, ma sono attivi e spesso giocano a tennis grazie a una protesi all'anca o al ginocchio.

Il quadro è positivo, ma nuove sfide sono all'orizzonte e molte malattie sono in grande aumento: obesità, diabete infantile, asma, allergie alimentari, reflusso esofageo, cancro, coliti, autismo, eczemi, alterazioni metaboliche. Milioni di persone sono costrette a convivere con patologie croniche che riducono la qualità di vita. Nel 1990 il 12% degli americani era obeso, nel 2010 lo è il 30%. L'epidemia dell'obesità è una piaga mondiale, colpisce 500 milioni di persone. Un tempo colera, difterite, scarlattina, pertosse, tubercolosi e vaiolo erano tra i flagelli più comuni. Le infezioni, per secoli, hanno rappresentato la prima causa di morte, oggi sono superate dalle patologie cardiovascolari e dalle neoplasie. L'adenocarcinoma dell'esofago è il tumore in maggiore espansione negli Usa e in molti Paesi del mondo sviluppato.

L'esplosione di nuove patologie impone nuove strategie. È necessario guardare più da vicino i micro-organismi che vivono dentro e sul nostro corpo. In parte microbi benefici che si sono evoluti con la nostra specie: distruggerli può essere molto pericoloso. La popolazione di microbi svolge un ruolo cruciale per la nostra immunità. Il nostro microbioma svolge un ruolo determinante nel mantenerci in salute. Ne è convinto Martin Blazer, medico statunitense, direttore del Microbioma Project alla New York universitty e presidente della Infections Diseases Society of America. L'abuso di cure antibiotiche, soprattutto nei bambini, l'impiego eccessivo di disinfettanti e antisettici, altera l'equilibrio dei batteri che vivono in una simbiosi pacifica ed è all'origine dello sviluppo di autentici flagelli come il clostidium, un batterio dell'apparato digerente che resiste a molti antibiotici e rappresenta un potenziale pericolo negli ospedali o come lo staphilococcus aureus resistente alla meticillina. Un patogeno in rapida diffusione che può essere contratto ovunque. Stiamo perdendo i nostri microbi antichi che contribuivano all'equilibrio del nostro microbioma e quindi alla nostra salute.

Il professor Blazer, prima di assumere un ruolo di vertice nella prevenzione e nel controllo delle malattie, negli Usa ha svolto ricerche pionieristiche alla Vanderbilt University e all'University of Colorado, a partire dagli anni Ottanta, sul campylobacter fetus, una variante della specie Jeunj, il primo infetta il sangue, il secondo provoca dissenteria.

Si muove nel flusso sanguigno con un mantello che lo rende invisibile e può rimanere intrappolato dalle cellule che ci difendono, ma se l'individuo presenta già una salute precaria ed ha una disfunzione al fegato, può provocare una meningite. Una variante del campylobacter è l'helicobacter pylori (la sua scoperta fruttò nel 2005 il Nobel della medicina a Barry J. Marshall e a J. Robin Warren) attacca lo stomaco e produce ulcere. Questo batterio può essere dannoso per molti individui, ma non per i portatori sani.

Combatterlo in modo indiscriminato con gli antibiotici è negativo perché altera la flora intestinale determinando danni maggiori per la nostra salute.

Il professor Blazer ha pubblicato un libro frutto delle sue ricerche. Il titolo è: «Che fine hanno fatto i nostri microbi?».

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