«Il trattamento dà risultati più costanti dei farmaci ma altera l'umore»

L'impianto del dispositivo medico avviene in anestesia locale e permette di dimezzare il numero delle medicine

Non è semplice optare per un approccio positivo alla malattia, specie quando si parla di Parkinson, una patologia degenerativa causata dalla perdita di cellule neuronali e della quale non si conoscono ancora le cause, se non l'implicazione di alcuni meccanismi patogenetici come, ad esempio, la carenza di dopamina, una sostanza fondamentale per il corretto funzionamento del sistema nervoso.

Tuttavia, la malattia non deve spaventare: i medici la combattono, ogni giorno, con strumenti terapeutici efficaci. Anche se, purtroppo, non esiste, al momento, una cura capace di modificare l'evoluzione della malattia, esistono farmaci capaci di alleviare i sintomi anche se, in molti casi, dopo alcuni anni, cominciano a funzionare in maniera irregolare. Permettono comunque di rallentare il decorso.

«Il trattamento Dbs - come spiega Manuela Pilleri, neurologa impegnata nell'assistenza dei pazienti con Malattia di Parkinson - aiuta a migliorare proprio i sintomi della malattia di Parkinson.

Diversamente dai farmaci, che funzionano in maniera discontinua, la stimolazione è attiva ed efficace in nell'arco delle 24 ore». Non va dimenticato che si tratta di un intervento neurochirurgico, con possibili complicanze, anche se in centri esperti si raggiungono ottimi livelli di sicurezza ed precisione grazie a tecnologie sempre più avanzate, con il miglioramento delle tecnologie. Di particolare rilievo, dopo l'impianto degli elettrodi, la regolazione della stimolazione cerebrale, che deve essere personalizzata per ogni paziente e l'adattamento della terapia farmacologica che viene progressivamente ridotta fino al 50%.

Quali sono, però, le reazioni emotive del paziente ad un intervento così importante e ai cambiamenti che ne derivano? Talvolta nei primi giorni dopo l'attivazione del sistema si produce un eccesso di euforia.

I pazienti si ritrovano ancora una volta padroni di loro stessi, si sentono capaci di conquistare il mondo. Ma, chiarisce Pilleri: «In realtà, generalmente, quando si verifica, lo stato di euforia reattivo al miglioramento, dura per un breve periodo. È vero, invece, che la stimolazione stessa può generare una certa impulsività, una maggiore facilità a prendere decisioni ed intraprendere attività, con minore senso critico». Questo cambiamento, talvolta, si riflette sui rapporti con i familiari che, abituati ad «assistere» si trovano davanti un individuo che reclama la propria autonomia: in questo modo, si alterano le dinamiche coniugali o familiari.

Alcuni pazienti, invece, sviluppano depressione e apatia dopo l'intervento. Questo, di solito, è dovuto ad una riduzione eccessiva dei farmaci, che hanno anche un effetto antidepressivo ed energizzante, mentre la stimolazione agisce prevalentemente sui disturbi motori.

VPer

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