Tre anni di Covid: come è cambiato il tempo di incubazione del virus

Dalla variante Alfa all'attuale Omicron 5, i tempi di incubazione del Covid si sono ridotti notevolmente. Ecco l'evoluzione di Sars-CoV-2

Tre anni di Covid: come è cambiato il tempo di incubazione del virus

La pandemia Covid-19 ci tiene compagna da quasi tre anni, quando un'infezione mai vista prima si è diffusa dal mercato di Wuhan a tutto il resto del mondo. Da quel momento, di acqua sotto i ponti ne è passata moltissima e il virus non è più quello originario grazie soprattutto ai vaccini che ne hanno limitato enormemente la pericolosità e fatto diventare, pian piano, quasi come una forte influenza. Per adattarsi all'uomo e sopravvivere, Sars-CoV-2 ha sviluppato numerose varianti: da Alfa a Centaurus passando per Delta e Omicron, sono cambiati anche i tempi con cui l'organismo sviluppa la malattia.

Quanto dura l'incubazione

Uno studio pubblicato sul Journal of American Medical Association Network Open dimostra che si sono abbassati notevolmente i tempi di incubazione del virus, ossia quanto tempo impiega il Covid-19 a manifestarsi con i sintomi da quando ci si infetta. Un team guidato da scienziati della Peking University e della Tsinghua University, di Pechino che ha eseguito la revisione di ben 142 studi per un totale di oltre 8mila pazienti (8.112), hanno visto che si è passati dai cinque giorni di Alfa a meno di tre giorni e mezzo per la variante Omicron. La riduzione dei tempi si è osservata anche con Beta (4,5 giorni) e con Delta (4,41): come ci hanno detto anche i nostri esperti, il virus è più contagioso che in passato ma molto meno aggressivo, ecco perché i sintomi si sviluppano prima e ci si può reinfettare due o tre volte.

"Continua evoluzione"

"Questi risultati suggeriscono che Sars-CoV-2 si è evoluto ed è mutato continuamente durante la pandemia, producendo varianti con diversa trasmissione e virulenza più elevata", hanno scritto gli autori. Capire quale è l'esatto periodo di incubazione delle diverse varianti è "un fattore chiave nella determinazione del periodo di isolamento": è chiaro, prima si manifesta la malattia e prima il soggetto infettato è bene che eviti i contati per non diffondere ulteriormente il virus. In generale, poi, diventa di fondamentale importanza sapere quanto tempo impiega un virus a replicarsi perché consente di capirne l'evoluzione e mettere in atto le contromisure per evitare i cluster di contagio oltre a progettare "misure volte a ridurre la trasmissione locale".

Adesso, invece, tutti gli occhi sono puntati su Centaurus che da settembre sembra poter essere in grado di soppiantare l'attuale Omicron 5. "Ha dimostrato in provetta una capacità superiore di infettare. Ma va visto sul campo. Entro metà settembre avremo qualche indicazione sulla buona o cattiva sorte di Centaurus: sapremo se ce la potrà fare o verrà ricacciata indietro", ha spiegato all'AdnKronos Salute il prof.

Mauro Pistello, Direttore dell'Unità di virologia dell'azienda ospedaliera universitaria di Pisa, vicepresidente della Società italiana di microbiologia e tra i fondatori della rete di sequenziamento dell'Istituto Superiore di Sanità. Il Covid-19 continua a circolare ma, grazie anche ai nuovi vaccini in arrivo, sarà messo sempre più all'angolo.

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