Trombosi venosa profonda, come si riconosce?

Ad esserne maggiormente colpiti sono coloro che trascorrono molto tempo in una posizione seduta

Trombosi venosa profonda, come si riconosce?

Molto più frequente di quanto si possa immaginare, con una incidenza stimata intorno a 1,6-1,8 per mille, la trombosi venosa profonda è un disturbo serio. La patologia è nota anche come 'sindrome da classe economica' o 'trombosi del viaggiatore' ed è tipica dell'invecchiamento, tuttavia non risparmia anche giovani donne e bambini. I rischi aumentano per chi rimane immobile o seduto a lungo. Da un punto di vista fisiologico, questa condizione è la conseguenza di un anomalo processo di coagulazione del sangue che scorre all'interno di una vena, spesso localizzata nelle gambe. Nel vaso viene a formarsi un trombo, ovvero un coagulo di sangue che rallenta, e in qualche caso addirittura blocca, la circolazione ematica. Ciò conduce ad una sofferenza delle strutture anatomiche a monte dell'ostruzione.

La trombosi venosa profonda, come già accennato, colpisce soprattutto i soggetti che rimangono seduti per molto tempo. Si pensi, ad esempio, ai voli intercontinentali. La posizione declive delle gambe, poiché il ritorno del sangue al cuore è ostacolato dalla forza di gravità e viene meno l'azione propulsiva dei muscoli, è in grado di provocare sintomi da sovraccarico del circolo venoso profondo. Uno degli errori più frequenti che si commettono è quello di viaggiare con pantaloni o calze troppo strette. Atteggiamento, questo, che si riflette negativamente sulla circolazione. In aereo, inoltre, il problema è aggravato dalla disidratazione indotta dal particolare clima che si crea al suo interno.

Esistono dei fattori di rischio che favoriscono l'insorgenza della patologia. Innanzitutto il fumo di sigaretta e l'obesità. Non giova, poi, indossare abiti molto stretti nella zona dell'inguine. Diversi studi hanno, altresì, confermato la predisposizione familiare, tanto che è stato coniato un nuovo termine, 'trombofilia ereditaria'. La trombosi venosa profonda, infatti, può derivare da piccole mutazioni genetiche nei fattori della coagulazione che possono trasmettersi per via genetica. Inesistente, invece, la correlazione tra la patologia e l'ipertensione, anche se in chi soffre di pressione alta esiste un rischio maggiore che i trombi si rompano nelle arterie.

Sintomi aspecifici di una sofferenza del circolo venoso comprendono essenzialmente una sensazione di pesantezza e di gonfiore alle gambe. I segni clinici della trombosi venosa profonda spesso sono subdoli e contraddittori. La gamba, ad esempio, può essere calda o non esserlo affatto. Così come si può avvertire un dolore al suo interno oppure no. Le classiche manifestazioni (edema, arrossamento, tensione, dolore) compaiono solo quando l'occlusione sanguigna è estesa e colpisce vene situate in profondità. A complicare il quadro anche il fatto che i sintomi sono comuni a numerosi altri disturbi di origine neurologica, osteoarticolare, linfatica o muscolo tendinea. Il sospetto di trombosi è fondato quando le manifestazioni interessano in modo prevalente una sola gamba.

Le conseguenze della trombosi venosa profonda sono legate al destino del coagulo. Nella maggior parte dei casi esso si scioglie o aumenta di volume. Il pericolo cresce se si ha una sua rottura. I piccoli frammenti generati, chiamati emboli, possono infatti essere trasportati dal sangue fino al cuore che, a sua volta, li spinge verso le arterie e i polmoni. Si viene così a creare un'emergenza chiamata embolia polmonare.

Quando la malattia è trascurata e il trombo non si dissolve, a distanza di mesi, si va incontro alla sindrome post-trombotica. Questa complicanza si manifesta con edema, dolore, alterazione dei tessuti (eczema, ulcerazioni, lipodermatosclerosi, pigmentazioni cutanee) e dilatazione delle vene superficiali.

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