Rappresenta il 20% di tutte le neoplasie diagnosticate negli uomini. Secondo recenti statistiche, in Italia, un soggetto su otto ha la probabilità di ammalarsi nel corso della vita, tuttavia il rischio di un esito infausto è basso se si interviene in tempo. La sua incidenza è cresciuta in concomitanza della maggiore diffusione del cosidetto 'test PSA' (antigene prostatico specifico) quale strumento di diagnosi precoce. Il tumore alla prostata trae origine dalle cellule presenti all'interno di questa ghiandola che iniziano a crescere in maniera anomala e incontrollata. Posizionata di fronte al retto, la prostata ha il compito di produrre una parte del liquido seminale rilasciato durante l'eiaculazione. Essa è molto sensibile all'azione degli ormoni, in particolare di quelli maschili che ne influenzano la crescita.
Non si conoscono ancora con precisione le cause del tumore alla prostata. Esistono, però, dei fattori di rischio in grado di influenzarne la comparsa. Primo fra tutti l'età. Le possibilità di ammalarsi, infatti, aumentano sensibilmente dopo i 50 anni. Diversi studiosi hanno, altresì, dimostrato che circa il 70% degli uomini con un'età superiore agli 80 anni è affetto da questa forma cancerosa anche se, nella maggior parte dei casi, essa non dà segni e viene individuata solo con una eventuale autopsia. Sotto la lente di ingrandimento, poi, la familiarità e la presenza di mutazioni di alcuni geni, tra cui BRCA1, BRCA2 e HPC1. Favoriscono inoltre la crescita delle cellule neoplastiche alti livelli di testosterone e dell'ormone IGF1, simile all'insulina. Altri fattori di rischio includono l'obesità, la mancanza di esercizio fisico e una dieta ricca di grassi saturi.
Nelle fasi iniziali il tumore alla prostata è asintomatico. La sua diagnosi avviene dopo una visita urologica consistente nell'esplorazione rettale e nel controllo ematico del già citato PSA. Successivamente, quando la massa cancerosa aumenta di volume, il paziente accusa sintomi di tipo urinario: necessità di urinare spesso, difficoltà e dolore a urinare, sangue nelle urine o nello sperma, sensazione di non riuscire a urinare in modo completo. Spesso questi segni clinici possono essere la spia di problematiche di tipo benigno, come ad esempio l'ipertrofia prostatica. È tuttavia importante non trascurare nessuna manifestazione e rivolgersi al proprio medico o a uno specialista per ulteriori esami di approfondimento.
Sembra esserci una correlazione tra il tumore alla prostata e il Papilloma virus. Ad affermarlo è uno studio condotto dai ricercatori della New South Wales University in Australia e pubblicato sulla rivista scientifica 'Agents and Cancer journal'. Gli scienziati, analizzando i risultati di 26 indagini precedenti, hanno scoperto che nel 22% dei tessuti cancerosi della prostata erano presenti tracce di HPV, contro appena il 7% nei casi di malattie prostatiche benigne.
Gli studiosi hanno inoltre dimostrato che i Paesi con un'alta incidenza di neoplasia della cervice uterina hanno anche molti casi di cancro della prostata. L'implicazione del Papilloma virus nell'eziologia della patologia potrebbe far rivedere tutti i protocolli diagnostici e di prevenzione della stessa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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