Interessa principalmente le donne giovani e rappresenta il 10-20% delle diagnosi complessive di carcinoma mammario. Spesso emerge in soggetti con mutazione genetica e dimostra, altresì, una certa predisposizione familiare. Il tumore al seno triplo negativo è purtroppo una delle forme di neoplasie più aggressive poiché produce metastasi che, molto velocemente, si diffondono e colpiscono ossa, fegato, polmoni e cervello. Il cancro viene identificato e successivamente trattato in base ai recettori presenti sulle cellule tumorali, analizzate dopo un prelievo bioptico. Il carcinoma, dunque, può essere positivo ai recettori ormonali (estrogeni e progesterone) che sfrutta per accrescersi e proliferare, oppure alla proteina HER2. Si tratta per la precisione di un recettore per il fattore di crescita epiteliale.
In base a questi ultimi si procede con strategie mirate. Ormonoterapia per le neoplasie positive ai recettori ormonali e terapia biologica con anticorpi monoclonali contro quelle HER2 positive. Il tumore al seno triplo negativo prende questo nome poiché non possiede i tre recettori poc'anzi citati da colpire. E qui sta tutta la sua aggressività. Essendo, quindi, privo di bersagli non può essere trattato allo stesso modo delle altre forme cancerose. Quando ha già invaso altri organi esso viene classificato al IV stadio, ovvero quello più avanzato. Da non sottovalutare anche il III stadio, suddiviso a sua volta in altri sottogruppi a seconda della propagazione delle metastasi ai linfonodi ascellari o a quelli prossimi allo sterno.
La sintomatologia del tumore al seno triplo negativo non è sempre chiara, basti pensare che spesso le metastasi vengono individuate nel corso di esami effettuati per altri controlli. Nella fase avanzata la palpazione rivela nettamente la presenza della massa neoplastica. Le manifestazioni sono legate agli organi colpiti dalle cellule maligne. Se localizzate al cervello si accuserà cefalea, nausea e perdita di equilibrio. Nel caso in cui siano coinvolte le ossa, i segni clinici più evidenti comprendono dolori, fratture e debolezza. Qualora le metastasi vadano ad insidiarsi nei polmoni, la loro esistenza sarà segnalata da tosse e difficoltà respiratorie. La mammografia e l'ecografia restano i principali strumenti diagnostici.
Una speranza per le pazienti ammalate di tumore al seno triplo negativo è racchiusa nell'immunoterapia che migliora la risposta alle cure e riduce la possibilità di recidive. A confermarlo uno studio di fase 3 pubblicato sul New England Journal of Medicine che ha visto coinvolte quasi 1200 donne di 21 Paesi differenti. Prima di essere operate esse hanno ricevuto una terapia neoadiuvante di 6 mesi. Il trattamento, però, non è stato uguale per tutte. A 390 donne è stata somministrata la chemioterapia standard più un placebo. All'altro gruppo, invece, alla stessa chemioterapia è stato associato un immunoterapico, il Pembrolizumab.
In seguito all'intervento e all'ulteriore somministrazione di Pembrolizumab per 27 settimane, il 65% delle pazienti che ha ricevuto questa combinazione in fase neoadiuvante non ha mostrato alcun segno di tumore, rispetto a poco più del 51% dei soggetti sottoposti soltanto a chemioterapia.
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