Salva Milano, il pressing di Sala: "Mai fatto favori, non è liberi tutti"

Audizione del sindaco in Senato: patto con Manfredi (Anci) per convincere il Pd a votare De Albertis: "A rischio posti di lavoro e imprese. Meno case, prezzi di vendita in salita"

Salva Milano, il pressing di Sala: "Mai fatto favori, non è liberi tutti"
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«Non chiediamo un salvacondotto o un liberi tutti», «non abbiamo fatto mai favori a nessuno e non c'è nessun sospetto di interessi personali a carico dei funzionari», «la nostra colpa è aver semplificato una normativa che prende origine da una legge del 1942, in un Paese in cui l'accusa generale è di essere troppo lenti e burocratici». Sintesi degli assist piazzati dal sindaco Beppe Sala per convincere i senatori indecisi (soprattutto nel Pd, dopo che la proposta di legge era passata quasi in scioltezza alla Camera) a votare il ddl «Salva Milano» che serve a sbloccare l'edilizia milanese dopo le inchieste giudiziarie. Sala ha parlato ieri in collegamento alla Commissione Ambiente in Senato. A sbloccare l'impasse potrebbe essere la proposta condivisa negli ultimi giorni con il sindaco di Napoli e presidente Anci Gaetano Manfredi, che dopo di lui ha spiegato: «É importante dare certezze dal punto di vista dell'interpretazione, per evitare il protrarsi della paralisi edilizia, ma il Salva Milano dovrebbe avere carattere transitorio. L'iter normativo è molto differenziato a livello territoriale, è fondamentale che ci si prenda subito l'impegno per una legge quadro nazionale che garantisca in maniera univoca le procedure, evitando che le decisioni siano prese nelle aule dei tribunali» ed è «la migliore garanzia che non ci siano usi distorti di questo provvedimento». Il rischio deregulation sollevato appunto da qualche senatore dem. Un «patto» che però andrà assunto in maniera bipartisan ma senza emendamenti, per evitare il ritorno alla casella di partenza. Sala spiega che con i Piani di governo del 2012 e poi del 2020 in pratica la giunta e il consiglio hanno già esaminato e fissato i paletti nelle varie zone, «procedendo a quel punto con Scia ed evitando di tornare in aula con i piani attuativi, salvo per i progetti sopra i 20mila metri quadrati». Fa presente con un sistema più snello «e mai contestato per 13 anni» sono stati «rigenerati 20 milioni di mq della città». Ora «c'è un intervento della Procura, totalmente legittimo, e c'è stata una decisione del Tar su un progetto ma vedremo il Consiglio di Stato. Non siamo sordi ai richiami. Abbiamo già avviato i lavori per un nuovo Pgt che terrà conto di ciò che la Procura ha rilevato e del dibattito pubblico». Le critiche degli ambientalista, la lettera-appello di 140 tra urbanisti, docenti, sociologi, anche i dubbi del Pd saranno accolti se la norma passa così com'è. «Il testo votato alla Camera è esaustivo». Le lungaggini costano. Il Comune «ha già perso 165 milioni di oneri», il settore «3mila posti di lavoro» e «centinaia di famiglie non possono fare il rogito e entrare nelle loro case».

É ancora più netta la presidente di Assimpredil Ance Regina De Albertis: «L'edilizia è bloccata da oltre un anno e mezzo - spiega alla Commissione -, inspiegabilmente anche interventi che non presentano alcun risvolto critico. Da quest'anno in avanti vedremo una drastica perdita di occupazione, la progressiva estinzione di imprese storiche, se si ferma i rilascio di titoli edilizi come avviene da mesi l'offerta di case nuove e sociali sarà ridotta al minimo se non azzerata a fronte di una domanda molto forte. E si rifletterà in modo ancora più significativo sull'aumento dei prezzi di vendita». Ancora «più grave la situazione di famiglie che hanno legittimamente acquistate case» ora sotto inchiesta e il Comune «è al collasso, funzionari competenti lasciano e i bandi di assunzione vanno deserti». Ad aggravare il quadro «le difficoltà per gli operatori con il sistema di credito, sempre più spesso fanno richieste di rientro o azzeramento. Serve una prima risposta urgente per sbloccare la situazione» E poi procedere spediti a una revisione del sistema normativo delle costruzioni che poggia su norme antiquate». Alessandro Maggioni, Presidente del Consorzio Cooperative Lavoratori è in linea.

Il segretario provinciale della Lega attacca il Pd: «É imbarazzante che la stessa maggioranza che ha causato il problema non voglia votare la norma», Avs l'ha già

bocciata alla Camera. Il capogruppo regionale dem Pierfrancesco Majorino invece tira in ballo Regione: «Si dovrà necessariamente mettere mano anche alla Legge regionale 18/2019 in vigore che pone criticità interpretative».

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