Ogni anno c'è una giornata dedicata a loro: le tartarughe.
Nel mondo ci sono molte specie di tartarughe di terra. Sono presenti ovunque. Le specie marine conosciute, invece, sono 7. Mercoledì era la giornata mondiale delle tartarughe, istituita dall'American Tortoise Rescue nel 2000. Un'iniziativa per sensibilizzare sulle condizioni di questi animali e sui rischi, una giornata dedicata alla salvaguardia e alla protezione delle specie e del loro habitat in tutto il mondo.
In Italia, il WWF stima che ogni anno «150mila tartarughe marine finiscano catturate negli attrezzi da pesca nel Mediterraneo e che di queste oltre 40mila muoiano». La plastica presente nei mari soffoca le tartarughe marine ed è un problema serio. Secondo il rapporto «Biodiversità a rischio 2018» di Legambiente, in Italia oltre un quinto del totale delle specie è di estinzione. Inquinamento, cambiamenti climatici e rifiuti marini, impatti con barche, lenze e ami da pesca e plastica: queste le ragioni della loro diminuzione. E tra le specie mediterranee minacciate c'è la tartaruga Caretta Caretta.
Corpo marrone rossiccio, le Caretta Caretta sono le «tartarughe marine comuni». A Favignana, in un ex stabilimento di tonni, ne vengono salvate moltissime. La plastica viene ritrovata attorcigliata intorno alle pinne o negli stomaci di quasi tutte le tartarughe marine arrivate al centro di Primo Soccorso di Favignana. Ma per sapere dove vanno queste tartarughe, una volta curate nei centri di recupero, c'è un tag satellitare per le tartarughe rimesse in libertà: il turtle tracking o tartatag. Sviluppato da un team del dipartimento di biologia dell'Università di Pisa, il progetto del localizzatore è guidato da Paolo Luschi e sviluppato in collaborazione con l'Area Protetta delle Isole Egadi.
Tracciare le tartarughe è importante. Ma come funziona? Prima di liberare in mare l'animale curato, sul suo carapace viene posizionato questo dispositivo. «I segnali dei tag sono recepiti dai satelliti permettendo così di continuare il monitoraggio da remoto degli esemplari curati presso il Centro di primo soccorso tartarughe marine di Favignana e di conoscerne i tragitti, le tappe e i chilometri percorsi, oltre che di approfondire la conoscenza della specie e le sue abitudini», spiega Giulia Cerritelli, del dipartimento biologia dell'università di Pisa all'AdnKronos.
Aretusa, che porta il nome mitologico della figlia di Nereo e Doride, non poteva nuotare. Era arrivata nel centro di primo soccorso tartarughe marine dopo essere stata recuperata sul litorale di Trapani con un filo di lenza attorcigliato attorno alla pinna anteriore. Ora, proprio mercoledì 23 maggio, nella giornata mondiale delle tartarughe, Aretusa, la Caretta Caretta di 20 anni curata a Favignana, è stata liberata con il suo sistema Gps. Oltre a Aretusa, i risultati positivi del progetto sono stati dimostrati con Dian e Rita, due femmine di 35 e 25 anni lunghe 75 e 62 cm, già salvate e liberate. Grazie al turtle tracking si sa che Dian e Rita hanno già percorso la bellezza di oltre 1.100 km nel giro degli ultimi due mesi, con una velocità di 1,5 km/h.
Rispetto ai dispositivi usati in precedenza, il nuovo sistema Iridium è dotato
di una tecnologia che è stata sviluppata per la prima volta in Italia durante questo progetto. È uno strumento molto preciso, poco invasivo, che trasmette dati con maggior frequenza e può monitorare l'animale per 12 mesi.
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