Da San Donato al Camerun per salvare il cuore dei bambini

LA MISSIONE I medici dell’ospedale milanese formeranno i nuovi chirurghi africani

nostro inviato a Shisong (Camerun)

I bambini del Camerun sono fieri di essere stati operati al cuore, si alzano la maglietta per mostrare la cicatrice e da grandi vogliono fare i cardiochirurghi. Nell’immaginario di questi piccoli pazienti di Shisong, nel nord ovest del Camerun, gli eroi hanno il volto e le sembianze dei medici che hanno salvato loro la vita, i professionisti del Policlinico Edmondo Malan di San Donato milanese (oltre 2.200 interventi chirurgici all’anno a cuore aperto). Che ieri mattina hanno inaugurato una struttura che assomiglia tanto a una «missione possibile»: un centro cardiochirurgico con tecnologie di altissimo livello e personale italiano e locale (ma formato a San Donato).
Per intenderci: nell’area sud Sahariana vivono 200 milioni di persone e questa è l’unico centro ospedaliero che cura le differenti forme di cardiopatie infantili, patologie ancora diffusissime da queste parti. In tutta Europa i centri sono 450; nella sola Lombardia, dove siamo in 9 milioni e mezzo, sono 22.
Tutto ebbe inizio nel luglio del 2001. Quando don Claudio Maggioni, cappellano del Policlinico di San Donato, andò, su invito del frate cappuccino padre Angelo Pagani, a dare un’occhiata alle condizioni dell’ospedale generalista, fondato dalle suore francescane di Bressanone nel 1936 allo scopo di curare le malattie cardiovascolari. La sanità, in Camerun, è nelle mani dei religiosi, la stragrande maggioranza cattolici, ma le strutture sono rare, il personale approssimativo, il denaro scarseggia e la tecnologia è inesistente. Tornato a San Donato, don Claudio, mentre fondava l’associazione di volontari «Cuore fratello», creava un’alleanza strategica con il primario di cardiochirurgia del suo ospedale, Alessandro Frigiola.
Dal ’94, infatti - insieme a Silvia Cirri, responsabile dell’anestesia e della rianimazione della clinica milanese Sant’Ambrogio, e all’imprenditore Marco Di Terlizzi - Frigiola ha realizzato sotto la Madonnina lo «strumento operativo» con cui si sarebbe potuto lavorare qui, la onlus «Associazione bambini cardiopatici nel mondo». L'obiettivo del religioso e dell’associazione era lo stesso: la onlus già formava giovani cardiochirurghi di paesi disagiati attraverso tirocini presso il Policlinico San Donato (183 missioni operatorie e 1.278 interventi in 16 anni). Don Claudio aveva intuito l’opportunità di creare in Camerun una struttura-faro per l’altissima percentuale di bambini e ragazzi, dai 6 mesi in avanti, malati di patologie cardiologiche infantili, affidando all’ospedale generalista la cura di tutte le altre malattie.
Frigiola e i suoi, negli ultimi quattro anni, a San Donato hanno operato e salvato la vita a 148 bambini camerunensi. Qui, dopo il primo intervento su una bimba di 9 anni di nome Melanine e affetta da insufficienza mitralica reumatica (la patologia più frequente in quest’area), nei prossimi 15 giorni toccherà ad altri 40 piccoli pazienti, mentre 250 sono in lista d’attesa. Con il vantaggio, non secondario, che con i 18mila euro per l’operazione in Italia, a Shisong si possono fare ben cinque interventi. E le madri arrivano a piedi dalla Nigeria pur di salvare i loro piccoli.


Lo scopo finale di Frigiola e dei suoi collaboratori è quello di rendere piano piano i camerunensi indipendenti, lasciando la struttura nelle mani dei medici e del personale sanitario formato sì dall’équipe di San Donato, ma originario di queste zone, nato qui. Naturalmente, come sempre, oltre a costanza e impegno costanti, servono fondi. «Anche perché da soli - sostiene saggiamente Frigiola - non si può fare niente».

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