San Patrignano visto senza lenti tossiche

Il linguaggio visivo del documentario lascia a chi guarda il compito di attribuire il giudizio, mette in campo diverse ipotesi, insinua dubbi, non prende posizioni.

San Patrignano visto senza lenti tossiche

I l linguaggio visivo del documentario lascia a chi guarda il compito di attribuire il giudizio, mette in campo diverse ipotesi, insinua dubbi, non prende posizioni. Altrimenti saremmo nel campo del giornalismo televisivo d'inchiesta che sai già dove andrà a parare. Molto più della fiction, questo stile ha il compito di scardinare pregiudizi dove ci sono, evitando se possibile monumenti trionfali e moralistiche demolizioni del mito.

Ecco perché il documentario piace e ottiene consenso nei festival e nelle nuove produzioni. Poi per far scattare un prodotto dalla media ci vogliono altre qualità, come quelle di Cosima Spender, autrice e regista di SanPa: luci e tenebre di San Patrignano, la mini serie in cinque episodi su Netflix che ha innescato un prevedibile polverone di discussioni e aspre divisioni. A chi sa di arte il nome Spender non è nuovo. Nata a Siena, figlia dello scultore Matthew Spender e di Maro Gorky, a sua volta figlia del celeberrimo pittore dell'Espressionismo astratto americano, Cosima è un'autorità nella docu-fiction. Alla ricostruzione filologica dei fatti, la raccolta delle testimonianze, lo spulciare negli archivi, sovrappone il ritmo incalzante, un montaggio in crescendo ottenuto in buona parte nel lavoro di post-produzione, una sceneggiatura scritta benissimo e una narrazione romanzesca. Il successo e la curiosità rispetto al suo SanPa parte proprio dall'eccellente dosaggio di tutti questi elementi. Aprire una porta e subito dopo richiuderla, accostare versioni contraddittorie attraverso le interviste originali, conoscere la storia e leggere la psicologia dei personaggi, non solo del principale protagonista. Avvincente, persino commovente.

Certo, accostarsi a Vincenzo Muccioli continua a essere molto pericoloso. SanPa ci arriva partendo dall'Italia degli anni '70, aspramente divisa dalle ideologie e dagli scontri politici, un Paese nel contempo attraversato da legioni di zombie distrutti dall'eroina. Migliaia di persone cui né lo Stato né la sanità e neppure la Chiesa riusciva a dare conforto. L'invenzione di San Patrignano origina dagli anni di piombo, si espande a dismisura nella stagione del riflusso, cade alla fine della Prima Repubblica e sopravvive alla morte di chi l'aveva creata, rielaborando il modello in altri termini.

Raccontando Muccioli, in tutte le sue contraddizioni, Spender racconta una nazione che si porta dietro sempre gli stessi vizi di fondo: votata alla distruzione programmatica di chi sale troppo in alto, incapace di considerare che lo spirito della grande impresa non sempre può stare dentro le regole, soprattutto quando nessuno queste stesse regole le fa rispettare.

Il mio giudizio sul film è ottimo. La mia opinione sulla vicenda si può riassumere in una sola frase: mai conosciuto nessuno più bugiardo dei tossici.

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