Sangue, arena e pathos È l’ora del flamenco

Al Parco della Musica fino a venerdì 23 un festival che raccoglie i migliori musicisti e coreografi della tradizione spagnola

Alessandra Miccinesi

L’anima del flamenco? Caliente e irripetibile. Intrisa di terra e sangue, muscoli e polvere, ritmo e palpiti. Un’arte sempre in movimento - i tacchi piantati nel classicismo e lo sguardo dritto all’orizzonte - che fa perno su una triplice ossatura: el cante (canto tradizionale), el toque (chitarra e battito frenetico di mani e piedi), el baile (danza). Una triade che rievoca gli stilemi propri dei toreador: parar, templar e mandar. A giudicare dai protagonisti eccellenti di «Flamenco!» - festival che si è inaugurato ieri all’Auditorium con l’esibizione del sestetto guidato dal chitarrista avanguardista Tomatito, nipote del leggendario Nino Miguel, e primo musicista flamenco vincitore di un Grammy con Paris 1987 - sono molti gli artisti che rivendicano, ciascuno a suo modo, l’autenticità del flamenco. Espressione di un’arte cullata in terra d’Andalusia e coccolata in tutto il mondo, che fino a venerdì 23 troverà casa al Parco della Musica. Un assaggio della rassegna si è avuto lo scorso 29 luglio con la vibrante performance della bailaora Eva Yerbabuena. Un ghiotto anticipo di quello che sarebbe stato il piatto forte del festival, ovvero un cartellone zeppo di grandi nomi. Artisti di levatura internazionale come Enrique Morente, patriarca dei cantaores e massimo rappresentante della tradizione flamenca che questa sera proporrà il recital El pequeno Reloj (Sala Sinopoli, ore 21). «Enrique Morente, l’ultimo dei dinosauri» lo definisce con stima il direttore artistico del festival e critico musicale J.A. Vela del Campo. «Una performance imperdibile, la sua, perché se il canto è l’espressione fondamentale del dolore nel flamenco, Enrique Morente ne offre una versione quasi monteverdiana» dice Vela del Campo, aggiungendo: «Trovarci all’Auditorium è un sogno. Non siamo venuti per spiegare al pubblico le regole del flamenco, ma per svelarne i segreti, le verità intrinseche con l’emozione». Domani sul palco della Sala Petrassi salirà il bailaor Israel Galván, che svelerà i segreti di una speciale coreografia intitolata Arena. «Si tratta di sei quadri ispirati alla tauromachia, senza banderillas - spiega il danzatore, figlio d’arte -. Il cuore dello spettacolo infatti è il toro e la coreografia è una corrida vista dall’ottica dell’animale. Nell’arena si fronteggiano sempre due fazioni: i toreistas e i toristas». I primi amano i gesti del torero, i secondi apprezzano la figura del toro. Al cante di Miguel Poveda, recital colto, in cartellone venerdì, seguirà una maratona-flamenco per le iniziative della Notte Bianca, con Fiesta Flamenco: jazz, arie gitane e musica latino-americana.

La chitarra del contaminatore di stili Gerardo Nunez, protagonista col suo quintetto del recital Andando el tempo (giovedì 22), e la voce spezzata di Carmen Linares Un ramito de locura (venerdì 23) faranno scendere il velario sulla rassegna. Informazioni allo 06.80241281.

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