Sanità, la Lombardia è la meta principale dei viaggi della salute

Un quinto del turismo medico arriva qui per farsi curare. E il 71% va nel privato

Sanità, la Lombardia è la meta principale dei viaggi della salute
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Cresce la mobilità sanitaria, i viaggi da regione a regione che gli italiani intraprendono per curarsi. Lombardia, Emilia Romagna e Veneto sono le mete che da sole raccolgono il 94,1% del saldo attivo di queste spese. Nel 2022, la mobilità sanitaria interregionale ha raggiunto la cifra record di 5,04 miliardi, il livello più alto mai registrato e superiore del 18,6% a quello del 2021 (4,25 miliardi). I dati presentati nell'ultimo Report Gimbe sulla mobilità sanitaria 2022 confermano anche il peggioramento dello squilibrio tra Nord e Sud, con un flusso enorme di pazienti e di risorse economiche in uscita dal Mezzogiorno verso Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, che si confermano le Regioni più attrattive.

La mobilità attiva, ovvero l'attrazione di pazienti da altre Regioni, si concentra per oltre la metà in Lombardia (22,8%), Emilia-Romagna (17,1%) e Veneto (10,7%). Attenzione: chi si sposta lo fa per farsi curare in centri altamente specializzati, da noi l'oncologia e l'ortopedia. Dietro il fenomeno però c'è anche una forte sfiducia da parte dei cittadini verso la propria sanità. In questo campo Regione Lombardia sta collaborando con il Mezzogiorno a una campagna che migliori la stima dei residenti verso il prorprio sistema sanitario. Non solo, in un campo come quello dell'oncologia, dove si seguono protocolli standard, il lavoro che si sta facendo è spiegare ai pazienti che possono curarsi a casa loro beneficiando degli stessi standard qualitativi.

Sul fronte opposto, a generare i maggiori debiti per cure ricevute dai propri residenti in altre Regioni, sono Lazio (11,8%), Campania (9,6%) e Lombardia (8,9%), con un esborso superiore ai 400 milioni di euro ciascuna. Esiste, infatti, anche una mobilità di prossimità: regioni come Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, registrano una grande movimento verso l'esterno che però non può essere considerato mobilità attiva. Si tratta di lavoratori domiciliati nel nostro territorio ma residenti altrove e che quindi finiscono nelle statistiche e cittadini che vivono lungo il confine e che magari hanno più vicino a casa una struttura extra regionale.

Per quanto riguarda la relazione tra sanità pubblica e privata il Report evidenzia come oltre la metà di ricoveri e prestazioni specialistiche fuori Regione finisca nelle casse della sanità privata accreditata: 1.879 milioni (pari al 54,4%), contro i 1.573 milioni (45,6%) destinati alle strutture pubbliche. Con delle differenze territoriali: le strutture private assorbono il 71,4% della mobilità attiva in Lombardia che viene scelta soprattutto per i ricoveri, il 70,7% in Puglia e il 62,4% in Lazio.

Secondo i dati Agenas il 78,5% della mobilità per ricoveri dipende dalla scelta del paziente. Il 17,4% è legato a prestazioni in urgenza e il 4,1% riguarda casi in cui il domicilio del paziente non coincide con la Regione di residenza.

Considerando che una struttura è definita di prossimità se dista al massimo 50 km o il tempo di percorrenza non supera i 60 minuti, nel 2022 solo l'11,6% dei ricoveri in mobilità effettiva è avvenuto in strutture di prossimità. Relativamente alla specialistica ambulatoriale erogata in mobilità, oltre il 93% è riconducibile a tre categorie: prestazioni terapeutiche (33,9%), diagnostica strumentale (31,6%) e prestazioni di laboratorio (27,9%).

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