Sanpaolo gioca a risiko e stringe su Fidis

Modiano: «L’anno è incominciato bene. Piano confermato». Ma il titolo cede in Piazza Affari

Sanpaolo gioca a risiko e stringe su Fidis

Massimo Restelli

da Milano

Sanpaolo vuole partecipare ai giochi che porteranno a un riassetto del credito nazionale e tra le potenziali compagne di viaggio intravede Capitalia. Piazza Affari si esercita da settimane sulle possibili combinazioni del settore ma ieri a rompere gli indugi è stato lo stesso amministratore delegato Alfonso Iozzo che ha poi anticipato l’interesse del gruppo a rilevare Fidis dal gruppo Fiat.
L’occasione è stata la presentazione dei dati di bilancio (gli utili del 2005 sono saliti a 2 miliardi, più 57,9%) alla comunità finanziaria, cui il direttore generale Pietro Modiano ha confermato gli obiettivi del piano industriale e dividendi generosi.
«È un’ipotesi tra le molte sul tavolo», ha argomentato Iozzo commentando le voci che vorrebbero Sanpaolo possibile sposa di Capitalia. Un’apertura teorica come dimostra il fatto che il capitolo aggregazioni non sia ancora stato affrontato dagli azionisti storici del gruppo. Sebbene non ci sia stata alcuna «proposta», Torino ufficializza però la propria volontà di crescere non solo nel settore bancario. Con il risultato di proporsi al mercato (meno 1,7% il titolo in Borsa) come un’alternativa all’asse tra Intesa e Capitalia. In caso contrario il Sanpaolo potrebbe muovere su Monte Paschi, o almeno queste sono le ricostruzioni delle banche d’affari anche perché l’accordo Intesa-Capitalia (800 milioni le sinergie attese), avrebbe trovato qualche ostacolo a Roma a causa del grande peso azionario rivestito dai francesi del Crédit Agricole (18%).
L’ad di Capitalia Matteo Arpe punta, infatti, a una struttura di governo che assicuri un equilibrio tra i grandi soci dei due gruppi e potrebbe quindi guardare con favore alle parole di Iozzo. Visto che il banchiere, pur riferendosi al passato, ha notato come non solo gli azionisti del Sanpaolo si siano «sempre diluiti» ma come in due casi abbiano anche facilitato tale esito. Il riferimento è alla politica della Compagnia di Sanpaolo che accettò anche di limitare i propri diritti di voto. Grandi soci di Torino sono gli spagnoli del Santander che, malgrado il susseguirsi di indiscrezioni, non avrebbero alcuna intenzione di disimpegnarsi dal patto almeno fino al termine dell’accordo parasociale.
Sanpaolo osserva il mercato «in ogni direzione: società grandi e piccole, interne e internazionali, banche e no», ha aggiunto Iozzo confermando l’impegno nel patto Fiat. Il gruppo creditizio (insieme a Mediobanca, Bnp Paribas e probabilmente a Ge Capital) ha anche presentato una manifestazione di interesse non vincolante per Fidis, la società di servizi finanziari che fa capo al Lingotto.


Dopo aver sottolineato che il 2006 è «iniziato bene», Modiano ha, invece, espresso l’auspicio che entro dicembre possa risolversi l’impasse su Carifirenze. Banca di cui Torino controlla il 18,6% ma intende sfruttare un’opzione di acquisto su un ulteriore quota dell’11% ora in mano alla Fondazione.

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