A Santoro il primo round contro il dg Masi E Storace attacca Zavoli: «Noi esclusi dalle tribune»

RomaGuai per la Rai. A cominciare dal presidente della Commissione di Vigilanza, il veterano Sergio Zavoli, minacciato di vedere la sua casa bombardata dal letame da Francesco Storace. Anche se poi è stato lo stesso Storace a chiarire che si trattava soltanto di «una beffa». E pure rogne per il direttore generale, Mauro Masi, che ha visto respinto dalla Corte d’Appello di Roma il suo ricorso che chiedeva la sospensiva dell’esecuzione della sentenza che aveva sancito il diritto di Michele Santoro (nella foto sopra) a continuare ad andare in onda in prima serata con un programma di approfondimento.
Dunque accanto alla guerra Santoro versus Masi si apre ora un altro fronte di conflitto che vede protagonisti Zavoli e Storace. Il segretario nazionale della Destra attacca il presidente della Commissione di Vigilanza per il modo in cui è stato definito il regolamento delle trasmissioni durante le amministrative. «La Vigilanza Rai imbavaglia chi ha i voti ma non i gruppi parlamentari e premia chi ha i gruppi ma non i voti», accusa Storace che poi minaccia di bombardare la casa di Zavoli con il letame. Minaccia subito ritirata, al contrario delle accuse a Zavoli: quelle di aver imbavagliato la sua parte politica dando invece spazio a chi, come Futuro e Libertà o Iniziativa Responsabile, non ha mai preso voti. Una vera «porcheria» denuncia Storace. «Mi chiedo che cosa bisognerà fare per denunciare la vergogna di un simile regolamento - insiste Storace -. Una vergogna perpetrata da sepolcri imbiancati che stanno in Parlamento». E se il Pd per bocca di Vincenzo Vita accusa Storace di «squadrismo» Zavoli, evidentemente colto in fallo, invece replica con una nota ufficiale assicurando l’impegno della Vigilanza a garantire «spazi a tutte le voci prescindendo dalla presenza o meno in qualche organo elettivo».
La decisione della Corte d’Appello sul ricorso contro Santoro invece è stata oggetto di animata discussione durante il consiglio d’amministrazione Rai di ieri. Masi aveva chiesto di sospendere tutte le decisioni fino al giudizio finale della Cassazione, paventando il rischio che i contenuti di Annozero e determinate scelte di Santoro esponessero l’azienda televisiva pubblica al rischio di un intervento sanzionatorio da parte dell’Agcom, il garante per le Telecomunicazioni, e dunque anche ad un danno economico.
Ma i giudici della Corte d’Appello di Roma, sezione Lavoro, hanno ritenuto di non potere sospendere “a priori” una trasmissione ma che invece spetti proprio alla Rai «esercitare un’attività di controllo compatibile con l’elevatezza delle mansioni esercitate e con il contenuto intellettuale e creativo dell’attività giornalistica».

E durante il cda di ieri, Masi si sarebbe riferito proprio a quest’ultima precisazione dei giudici, ovvero che il controllo spetta alla Rai, per evidenziare come la sentenza sancisca che è la Rai ad avere il controllo sulle trasmissioni e dunque a dover intervenire nel caso si rischi un danno per l’azienda pubblica, dandogli quindi ragione. Ma per i consiglieri dell’opposizione e per il presidente Rai, Paolo Garimberti, invece la sentenza della Corte d’Appello vede l’azienda sconfitta come in tutte le precedenti pronunce che riguardavano Santoro.

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