Le biblioteche, soprattutto quelle grandi, ricche e prestigiose come la Vaticana di Roma, sono sempre in grado di svelare tesori inestimabili. L'ultima «scoperta» si deve a una ricercatrice italiana e a un professore olandese che tra i codici della Vaticana hanno trovano nientemento che l'unico manoscritto esistente dell'«Etica» di Baruch Spinoza. Il ritrovamento si deve a Pina Totaro, ricercatrice del Cnr, e a Leen Spruit, professore di storia della filosofia all'università «La Sapienza» di Roma.
Il testo, copiato da Pieter van Gent, amico di Spinoza, e portato a Roma dal celebre anatomista danese Niels Stensen (anch'egli conoscente del filosofo olandese di famiglia ebraica), che lo consegnò all'Inquisizione dopo la sua conversione al cattolicesimo, costituisce la prima e l'unica versione manoscritta attualmente nota del capolavoro spinoziano, l'«Etica more geometrico demonstrata».
Il manoscritto datato 1675 verrà pubblicato presso la casa editrice olandese Brill di Leiden, che ha annunciato l'eccezionale scoperta. Le varianti del manoscritto forniranno ulteriori materiali per la preparazione della nuova edizione critica delle opere di Spinoza in corso a Parigi sotto la direzione di Pierre-François Moreau. Finora le edizioni dell'«Etica» di Spinoza si appoggiavano su testi postumi. L'«Etica» spinoziana fu pubblicata nel 1677, l'anno della morte del suo autore, in due versioni: l'originale in latino, all'interno della raccolta «Opera Posthuma», e in traduzione olandese nel volume «De Nagelate Schriften».
È su entrambe le edizioni postume che i tradutti dovevano basarsi, non possedendo nessun manoscritto di Spinoza, all'eccezione di qualche lettera.
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