Maurizio Pollini (nella foto), uno dei pianisti iconici del Novecento: non poteva che essere un «pienone». Sold out da molto tempo, il concerto del maestro al Teatro alla Scala, domani sera.
Programma di sala assolutamente coerente con la sua storia artistica: sul leggio musiche dei compositori Arnold Schönberg (di cui il virtuoso è interprete storico), Luigi Nono (del quale fu amico) e il gigante polacco Fryderyk Chopin. Un programma che si potrebbe anche riassumere con due sole parole. O tre: ricerca sul suono. Già, proprio così. Tutti gli autori, ognuno secondo il proprio spirito e la propria epoca, sono legati proprio da questo. Il rivoluzionario Schönberg (1874-1951) mandò in soffitta la tonalità, o meglio la frantumò, proponendo la cosiddetta «dodecafonia»; il veneziano Nono (1924-1990), è stato uno dei maggiori rappresentanti dell'avanguardia europea e del linguaggio seriale; infine Chopin (1810-1849) apparentemente lontano, invece anche lui implicato, a suo modo, con la ricerca sonora, la sua densa di risonanze che in qualche maniera si ritrovano pure in Nono. Già, il suono.
Pollini, classe 1942, è sicuramente uno dei maggiori sacerdoti di quel «suono», di una indagine che lo vide al fianco di Nono, appunto. Non a caso uno dei brani che il pianista eseguirà, «...sofferte onde sonore...», è nato lavorando proprio insieme al compositore veneto. Pollini lunedì, di nuovo, eseguirà quella parte, insieme ai suoni diffusi da un nastro magnetico (con le note che lui stesso suonò all'epoca, per le registrazioni del compositore amico). Una sorta di concerto a quattro mani, insomma. Al nastro Alvise Vidolin (figura di riferimento nel campo dell'elettronica e della regia sonora), già tecnico del suono noniano. Un rito che si ripete. Il pubblico ogni volta accorre a vedere e a sentire ovunque questo grande pianista che al Piermarini gioca in casa. Uno degli ingredienti principali della unicità del maestro è presto detto: la chiarezza esecutiva, un suono molto nitido e brillante che quindi diventa assai coinvolgente per l'ascoltatore. Poi c'è la storia personale e artistica, una carriera leggendaria fatta di incontri, recital memorabili e collaborazioni, a dir poco di peso.
Figlio dell'architetto Gino e di Renata Melotti, sorella dello scultore Fausto, a 16 anni Maurizio debuttò alla Scala. Due anni dopo vittoria al «Premio Chopin» di Varsavia.
Durante la vita grande amicizia e intesa artistica con il direttore Claudio Abbado, grande impegno per la musica contemporanea, memorabili le sue esecuzioni beethoveniane. Collaborazioni con Muti, Boulez, Barenboim e Chailly. E avanti così: una vita da star di altri tempi. Quelli in cui la «sostanza» viene prima di tutto. Prima di tutto il «suono».
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