Scapini, una corsa d’oro verso Londra

Vanta un passato nel Milan: «Una volta pensavo solo al calcio. Ora non mi manca»

Non distante dall’ombra del Meazza, il calcio italiano vede fuggire giovani speranze, attirate nei giardini di altri sport. Chiedere a Paolo Cozzi: nato davanti al Palalido, era stato preso come portiere nel vivaio del Milan, oggi gioca a volley ed è argento olimpico. Paolo è emigrato a Piacenza ma in via Monterosa c’è Mario Scapini, 18 anni, fresco oro agli Europei juniores d’atletica nei 1500 metri (4’01’’31), vinti sabato in Olanda in una finale che ora si può vedere cliccando su Toptraining.it. Dicono sia il mezzofondista veloce del futuro azzurro, eppure è cresciuto giocando a calcio alla Viscontini, serbatoio del Parma, dove pure lui era un portiere e correva più gli attaccanti. «Ma la tensione nervosa», dice, «la necessità di restare perennemente concentrato del mezzofondista, è simile a quella di chi sta in gabbia fra i pali». Bel fisico, bella testa, Scapini vive tutto come una sfida: «il 97 alla maturità classica, al Beccaria, mi lascia un retrogusto amaro, ma non si può vincere sempre» e, del resto, lo stesso giorno dell’esame orale, ha stabilito il tempo sui 1500 che lo ha qualificato agli Europei; da autunno dovrà conciliare esami di ingegneria e cronometro in pista «e ci sarà da divertirsi» mentre, se si parla delle Olimpiadi di Pechino 2008, «mi brillano gli occhi ma è meglio aspettare Londra 2012». È quello che pensa anche Giorgio Rondelli che, insieme al compianto prof. Claudio Monti, complici le insistenze del padre, ha spinto Mario all’atletica, notandolo in una campestre fra studenti di terza media. Lo allena per la Pro Patria al XXV Aprile e ne ha fatto il fiore all’occhiello del reclutamento condotto in alcune scuole cittadine, in cui è più difficile trovare chi corra distanze lunghe.
Oro alle Gymnasiadi 2006 negli 800, cinque titoli nazionali giovanili fra 800 e 1500, record nazionale allievi su 800 e 1000, Scapini brucia le tappe ma si definisce, semplicemente, «un ragazzo fortunato», uguale a tanti altri: amici, discoteca, un debole per le due ruote. «Mi alleno due ore ogni giorno, lo studio non ne risente perché mi concentro di volta in volta su quello che faccio. Amo correre per l’atmosfera che si vive prima e dopo una gara ma anche per quella sensazione, mentre sei in pista, di trovarti nell’arena dei leoni. Non puoi distrarti un attimo. Nei momenti precedenti la finale degli Europei un po’ di agitazione l’ho provata, ma meno del giorno della maturità. Sorpreso dell'oro? Non era favorito ma punto sempre al massimo. Comunque, la mia gara preferita restano gli 800, il “doppio giro della morte”. L’adrenalina schizza al massimo. Il futuro? Domattina corro a Padova le batterie degli 800 per gli Assoluti. Una volta ero tutto per il calcio.

Ora non mi manca». Anche perché lo sfizio di giocare con la maglia del «suo» Milan, Mario se l'è tolto in un torneo internazionale nel 2003. Perso in finale. Un segno, forse. Per Scapini la terra promessa è la pista rossa.

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