nostro inviato a Venezia
In un paese normale potrebbe essere l'inizio di una discussione civile sull'eutanasia. In Italia rischia di essere strumentalizzato da una parte e dall'altra. The Room Next Door di Pedro Almodóvar (titolo italiano La stanza accanto), il film in concorso alla Mostra del cinema di Venezia, tratta il tema con delicatezza, mettendo al centro la dignità dell'uomo, senza evitare i dubbi, senza semplificare, senza essere ideologico, anche se è evidente la posizione del regista. Il film non è tanto pro eutanasia ma piuttosto per la libertà di scelta. Non è la stessa cosa, anche se Almodóvar in conferenza stampa farà di tutto per confonderle, sminuendo la sua poetica «creatura». Tilda Swinton e Julianne Moore portano il peso di questa complessità ed è subito derby per la Coppa Volpi, ma anche per gli Oscar, come ha sottolineato uno che se ne intende, cioè il direttore della Mostra, Alberto Barbera. Succedono pochi fatti esteriori e molti interiori in questo film. Esteriori, cioè la trama: una scrittrice (Moore) accetta di fare compagnia a un'amica, ex inviata di guerra, in un'ultima vacanza. La giornalista (Swinton) è malata terminale di cancro e ha comprato una pillola proibita, sul dark web, per uccidersi. Non vuole soffrire. La scrittrice ne è consapevole, e attende l'eutanasia (come dicono le due donne) o il suicidio con un farmaco vietato (come dicono la legge e la polizia). La scrittrice è una figura compassionevole ma rischia di essere incriminata, dunque deve mentire alle forze dell'ordine e fingere di non aver mai conosciuto le intenzioni della giornalista. I fatti interiori sono invece molti: l'amicizia, l'irreparabilità della fine, il dolore fisico, quello morale dei ricordi infelici, il difficile rapporto con i figli, le incomprensioni irrisolte, la grandezza della vita e la bellezza della natura. Di fronte al bene, ma perfino al male, è quasi inconcepibile doversi congedare per sempre.
Su tutto il film aleggiano le parole di James Joyce nel racconto I morti da Gente di Dublino: «La sua anima si dissolse lentamente nel sonno, mentre ascoltava la neve cadere lieve su tutto l'universo, come la discesa della loro ultima fine, su tutti i vivi e su tutti i morti». E proprio la neve sigilla il film. Almodóvar punta sul melodramma (in senso buono), non aggira la questione politica ma neppure riconduce tutto a quest'ultima, per raccontare due vite in concreto. Ispirato al romanzo Attraverso la vita di Sigrid Nunez, The Room Next Door è il primo film in lingua inglese di Almodóvar.
Il regista, alla presentazione, racconta che nella regione spagnola da cui proviene, la Mancha, c'è una grande cultura della morte, che si tramanda di madre in madre, ma nulla in realtà ti può preparare. Secondo Julianne Moore, il film parla, paradossalmente della vita e della sua bellezza, perché non abbiamo le parole per descrivere la morte. Tilda Swinton, di una bellezza tanto glaciale quanto è calorosa quella di Moore, aggiunge che non si può parlare della morte ma solo del morire, e che il suo personaggio opta per l'eutanasia in nome del controllo sul proprio corpo ma può farlo solo in una casa lontana, in montagna, dove non ha ricordi e legami. Dove può sentirsi estranea. Poi Almodóvar si scatena, e fa il ragazzaccio, anche se tra pochi giorni compirà i 75 anni.
Il regista non rende forse un buon servizio alla propria opera con dichiarazioni a ruota libera. Pedro/1: «Sono contro i razzisti, gli odiatori che non vogliono l'immigrazione e impediscono ai bambini senza genitori di entrare nei nostri confini mandando navi della Marina. Trovo questo stupido e ingiusto, ma sono anche contro i negazionisti del cambiamento climatico. In The Room Next Door c'è sì una donna agonizzante, ma in un mondo altrettanto agonizzante. Ai negazionisti del cambiamento climatico dobbiamo dire basta, perché siamo in pericolo». Pedro/2: «Il mio è un film sull'empatia e sulla profondissima amicizia, sulla capacità di aiutare qualcuno. Il mio film è una risposta ai discorsi d'odio». Pedro/3: «Il mio film è a favore dell'eutanasia, sono convinto che dovrebbe bastare il parere del medico». L'uomo è senza sfumature, a differenza del regista. Anche se sono la stessa persona.
Il clima, l'immigrazione e l'incitazione all'odio, in The Room Next Door oscillano tra l'inesistente e il marginale, e anche la scelta dell'eutanasia, per fortuna, è resa con grazia poetica, cosa che lo pone in prima fila nella «contesa» per il Leone d'oro (anche se Almodóvar ne ha già vinto uno alla carriera).
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