I Buchi Bianchi, l’ultima avventura di Carlo Rovelli

Il fisico pubblica con Adelphi il suo ultimo saggio: I buchi bianchi. "Figlioletti" dei buchi neri deceduti, farebbero parte di un equilibrio quantistico del nostro universo

I Buchi Bianchi, l’ultima avventura di Carlo Rovelli

Nella mia biblioteca scientifica troverete nomi come Galilei, Norman, Anderson, e Kimberlin. La maggior parte sono testi aerospaziali ed aeronautici, la base necessaria per un ingegnere aerospaziale e designer come me.

Ma troverete anche Carlo Rovelli.

Non scrive di ingegneria aerospaziale, eppure c’è. Questo perché nessuna biblioteca scientifica è completa senza i testi di Rovelli. Il suo libro “Sette brevi lezioni di fisica” è tra i miei preferiti. Non necessariamente solo per i contenuti, ma anche per la brillante semplicità che ne caratterizza la lettura. Rovelli è capace rendere concetti complessi - seppur fondamentali - di una semplicità capace di stupire qualsiasi scienziato.

Il suo ultimo libro, Buchi Bianchi - Dentro l’orizzonte (edizioni Adelphi) ci trasporta in un mondo affascinante: i buchi bianchi. Si tratta dell’opposto dei buchi neri, oppure dei “figlioletti” - come li definisce lui - che si formano quando un buco nero conclude la propria esistenza.

Ma facciamo un passo indietro. Cosa sono i buchi neri? Come scrissi in un mio articolo passato, un buco nero è un corpo prodotto da implosioni di massa talmente grandi da creare un campo gravitazionale potentissimo. Questo campo attrae materia, radiazioni e persino la luce. Nel mondo della fisica relativistica, un buco nero è una regione di elevata curvatura dello spazio tempo.

L’interno del buco nero è definito da una singolarità, cioè il punto dove questa curvatura dello spazio tempo arriva all’infinito (ed il suo volume a zero). L’aspetto più affascinante per i più curiosi di fisica è sicuramente la dilatazione temporale. Sappiamo, grazie ad esperimenti in laboratorio ed osservazioni meticolose, che la gravità causa un rallentamento del tempo. Come spiega Rovelli ad un’intervista rilasciata al Messaggero, i buchi neri sono “delle scorciatoie” per il futuro. Cioè, la distorsione temporale è talmente immensa che chi viaggia in prossimità di un buco nero rallenterà nel tempo. Quindi, per rigor di logica, tutto quello che accade fuori da un buco nero vive ad un tempo più veloce rispetto a dentro. Sappiamo che è impossibile sfuggire da un buco nero (ergo il nome) quindi il viaggio nel tempo non sarebbe reversibile o terminabile (almeno per ora…). Possiamo quindi dire che un buco nero è un corpo dove materia, radiazioni, luce, ecc, possono solo entrare dall’esterno e mai uscirne.

Se immaginiamo il contrario di un buco nero, teorizziamo un corpo dove la materia, radiazioni, la luce, ed altro non può entrare ma solo uscire dall’interno. Ed ecco il buco bianco. Il tempo, invece, scorre al contrario. Quindi, se un buco nero contiene il futuro, un buco bianco contiene il passato. E se questo non via ha confuso abbastanza, pensate al concetto che poichè si può uscire da un buco bianco (e mai entrare), noi potremmo osservare un “effetto” nel nostro presente proveniente dal passato. Spettacolare, vero?

Da dove nasce questa idea? Negli anni ’70 Stephen Hawking realizzò che i buchi neri rilasciano energia. Questa osservazione sconvolse il mondo accademico perchè suscitò domande sulla morte di un buco nero. Cosa succede se un buco nero muore? Cosa succede a quel materiale “al suo interno” trappolato dallo spazio tempo? Forse nascerebbe proprio un buco bianco, come racconta Rovelli. Un buco bianco potrebbe quindi rilasciare tutto quello che fu raccolto da un buco nero. Forse. Chi lo sa. Come racconta lo stesso Rovelli, ci servirà del tempo, forse moltissimo tempo, per riuscire a dimostrare l’esistenza di un corpo cosí complesso.

Un’altra possibile collocazione della teoria sui buchi bianchi - seppur sempre altamente teorica - è il Ponte di Einstein-Rosen, conosciuto anche come cunicolo spazio-temporale. Se infatti uniamo un buco nero ed un buco bianco, con una singolarità condivisa, possiamo immaginare un’entrata dove la materia può solo entrare (il buco nero) ed un’uscita dove la materia può solo uscire (il buco bianco). Questo modello teorico, criticato da molti scienziati che lo considerano instabile, è l’ispirazione dei famosi “wormhole” che troviamo in qualsiasi saga di fantascienza: dei tunnel che ci permetterebbero di viaggiare attraverso l’universo (e forse attraverso il tempo) in brevissime distanze e tempo.

Ecco, il libro di Rovelli ci guiderà in quest’avventura al limite del pensabile, esaminando teorie e studi che non possono essere altro che il mezzo per capire il nostro universo ed il nostro ruolo all’interno di questa realtà.

E la lettura è alla portata di tutti, esperti e non.

Confesso che da ex-ricercatore non posso far altro che immaginare tutte le possibili misteriose applicazioni di questi corpi celesti. E molti di questi sfiorano la fantascienza.

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