Scippo olimpico, Formigoni attacca il Coni

Moratti scrive al sindaco di Roma: «Pronti a sostenervi, collaboriamo anche per il 2020». Veltroni: «Una scelta che fa onore all’Italia»

Marcello Chirico

Una promessa è una promessa, e Letizia Moratti è una donna - anzi, un sindaco - di parola. Giovedì scorso aveva assicurato al collega capitolino Walter Veltroni che Milano avrebbe sostenuto la candidatura di Roma per le Olimpiadi 2016, e così sarà. Anche adesso che il capoluogo lombardo si è ritirato definitivamente dalla corsa e i rapporti col Coni si sono incrinati. Perché risulta incomprensibile il motivo per il quale non si sia voluto concedere più tempo alla nuova giunta di Palazzo Marino per poter migliorare il «dossier» olimpico milanese, troppo debole così com’era per sperare di poter aver successo nella corsa ad Olimpia. Ne era consapevole la Moratti, ma il Coni non poteva aspettare. E questo ha irritato lei, la sezione milanese del Coni stesso (allineata col sindaco) e pure Roberto Formigoni, che fu il primo - nel luglio ’03 - a candidare Milano, e poi l’intera Lombardia, ai Giochi del 2016. Quando ha saputo i motivi della rinuncia milanese, il governatore ha sparato a zero: «Il comportamento del Coni è ingiustificato e inaccettabile. È un atto di purissima discriminazione contro Milano, si stabilisca almeno che se Roma perdesse la gara, il 2020 spetterebbe di diritto a noi».
E che «la responsabilità è del Coni» l’ha voluto sottolineare ancora la Moratti nella lettera inviata ieri a Veltroni proprio per ribadire l’appoggio di Milano a Roma. «La nuova fase di collaborazione tra le nostre città - si legge - non sarà assolutamente pregiudicata dalla nostra decisione di ritirare Milano dalla sfida olimpica del 2016. Voglio, quindi, confermarti subito che il nostro Comune è pronto a sostenere Roma nei modi e nei tempi che riterrai più utili, lavorando assieme per il successo della candidatura italiana». Palazzo Marino è inoltre pronto, «se tu lo vorrai», a entrare nel Comitato Organizzatore di Roma 2016, aspetto che Moratti e la sua giunta sono pronti a discutere nella prossima missione romana (ipotizzata per l’autunno), «l’occasione - aggiunge il sindaco milanese - per approfondire questo e altri temi di cui abbiamo già discusso giovedì scorso, nel clima di amicizia e lavoro comune che segnerà la vita delle nostre città». In cambio di questa totale disponibilità milanese, la Moratti dice di poter «contare sul prezioso appoggio di Roma per costruire insieme al meglio la candidatura di Milano per le Olimpiadi 2020», sempre che Roma perda la corsa a quelle del 2016 (come probabile, considerato che dopo Torino e Londra difficilmente il Cio sceglierà un’altra metropoli europea).
Patti chiari, che Veltroni appare pronto a sottoscrivere: «La scelta della Moratti è una decisione che fa onore a Milano e all’unione di tutta l’Italia - è stata infatti la sua replica -; il senso delle istituzioni dimostrato è un esempio di come la coesione del Paese sia un valore importante che non deve mai essere messa in discussione da logiche politiche di parte».
Allineata con la Moratti appare pure la sezione milanese del Coni, anch’essa stupita per una decisione dei vertici romani sfacciatamente pro-capitale, nonostante esistessero i tempi tecnici per rinviare ogni decisione. Ma il più arrabbiato di tutti è Formigoni.

«Non c’è infatti un solo motivo per cui il Coni abbia deciso di scegliere a giugno la candidatura italiana, perché tutti sanno che c’è tempo fino a luglio 2007 e, di norma, le candidature vengono scelte poche settimane prima. Né vale la giustificazione di anticiparla di un anno per preparare al meglio la candidatura italiana. È stata infranta una regola per danneggiare Milano».

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