La Panda rossa in divieto di sosta; gli scontrini taroccati; persino il funerale dei Casamonica. Tutto avrebbe potuto essere dimenticato e, forse, perdonato. Ma la scomunica da parte della Chiesa no, quella è un atto irrevocabile che ha sancito la fine senza possibilità di riscatto del sindaco Ignazio Marino. Il marziano teletrasportato in Campidoglio non ha saputo ascoltare i segnali di insofferenza che arrivavano dal Vaticano anche attraverso le testate cattoliche nei suoi confronti. Richiami urbi et orbi chiarissimi e che dunque avrebbero dovuto metterlo in guardia per tempo in modo da evitare di arrivare alla figuraccia mondiale di essere sbugiardato pubblicamente da Papa Francesco, che se viene tirato per la mantellina e avverte di poter essere usato reagisce sempre con decisione.
E adesso a chiudere questo spinoso e a tratti veramente imbarazzante capitolo dei rapporti tra la Santa Sede ed il, quasi, ex primo cittadino ecco le dichiarazioni del cardinale vicario Agostino Vallini. «Roma sia stimolata a rinascere, ad avere una scossa. Deve ripartire dalla sue risorse religiose e civili» afferma Vallini al settimanale diocesano Roma Sette . Per il Vicariato occorre porre al centro dell'attenzione i temi delle nuove povertà e il dramma dei profughi, auspicando la «formazione di una nuova classe dirigente». Ecco il passaggio chiave anche se si precisa da parte di Vallini che questa riflessione, su Roma e sulla sua necessaria rinascita nell'occasione del Giubileo, è iniziata un anno e mezzo fa nell'ambito del Consiglio pastorale diocesano e verrà presentata come una lettera aperta rivolta a rappresentanti delle istituzioni e cittadini il 5 novembre nella Sala Rossa del Palazzo Apostolico Lateranense.
L'appello per una nuova classe dirigente nella politica dunque arriverebbe solo «incidentalmente» in contemporanea con le dimissioni di Marino. Ma come non ricordare che fu proprio il cardinale Vallini a formalizzare il primo lacerante strappo con il sindaco in occasione del varo del registro delle unioni civili da parte della giunta capitolina nel gennaio scorso. In un'intervista a Radio Vaticana Vallini parlò di «un atto di pressione politica che stravolge il dettato costituzionale». Insomma una frattura ufficiale che in realtà aveva già dei precedenti non resi pubblici. Come quella telefonata che Marino avrebbe fatto in Vaticano un anno fa chiedendo di parlare con Papa Francesco per annunciare personalmente al Santo Padre che stava per celebrare 16 matrimoni gay in Campidoglio. Secca la risposta del segretario che avrebbe detto al sindaco: «Avete aspettato proprio l'ultimo giorno del Sinodo sulla famiglia?», per poi sbattere giù la cornetta senza ovviamente passargli il Papa. Un Pontefice infastidito dal sindaco che «si professa cattolico» ma celebra matrimoni omosessuali e dall'ostentazione da parte di Marino di un' amicizia che non c'era mai stata, come rivelato al programma La Zanzara , da monsignor Vincenzo Paglia, che credeva di parlare con Matteo Renzi.
Un fastidio cresciuto insieme alla preoccupazione per il Giubileo come segnalato dall'agenzia della Cei, Sir: «Un disastro nell'accoglienza per il Giubileo di Roma ci
infangherebbe tutti». La preoccupazione per i ritardi nei lavori viene stemperata dal segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin. «Le dimissioni di Marino - assicura - non mettono a rischio i lavori per il Giubileo».
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