Scoperto da archeologi italiani il luogo del naufragio della flotta di Kubilai Khan

I nostri ricercatori individuano in Giappone la baia dove affondarono molte navi del corpo di spedizione che l'imperatore mongolo della Cina aveva organizzato nel 1281 per invadere le isole del Sol Levante

È stata individuata la baia dove naufragò la flotta del leggendario Kubilai Khan (1215-1294), imperatore mongolo della Cina, nel 1281, in occasione del secondo tentativo di invasione del Giappone fallito a causa di un tifone. La scoperta è stata fatta nelle acque della Baia di Maegata, sulla costa occidentale dell'isola di Ojika, nella prefettura di Nagasaki (Giappone meridionale). L'identificazione è avvenuta - si legge sul sito internet di Acheogate che pubblica il rapporto finale - durante la recente campagna della missione archeologica italiana in Giappone organizzata dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana e dall'Università di Bologna e da Archeologiattiva, diretta da Daniele Petrella e Sebastiano Tusa, in collaborazione con l'Asian Research Institute of Underwater Archaeology sotto la direzione di Hayashida Kenzo.
Un primo tentativo di invasione dell'arcipelago giapponese era stato condotto nel 1274 da Kubilai Khan, fondatore del primo impero cinese della Dinastia Yuan e descritto da Marco Polo ne «Il Milione». Ma era fallito non tanto per un disastro marittimo quanto per il probabile ritiro di parte delle forze in campo che comportarono sconfitte terrestri come quella di Hakata (nell'ambito della moderna Fukuoka). È, infatti, probabile, secondo l'ipotesi degli archeologi italiani, che la flotta sia affondata in vari punti lungo le coste occidentali del Giappone meridionale laddove l'isola di Ojika (come tutto l'arcipelago di Goto, di cui fa parte) occupa un posto strategicamente interessante.
Il secondo tentativo fallì quasi certamente a causa di un tifone che ebbe disastrose conseguenze sulla flotta. Ma è probabile che a determinare il disastro siano state anche ristrettezze economiche e dissidi interni alla corte imperiale. In tale clima d'incertezza la flotta dovette essere allestita in fretta e con materiali non appropriati. Infine è da tenere a mente che la struttura delle navi era stata ideata soprattutto per la navigazione fluviale.
Tracce consistenti e comprovate del disastro navale della flotta di Kubilai Khan sono state rinvenute dagli archeologi nella Baia Imari, nei mari dell'isola di Takashima, posta più a Nord di Ojika e dell'arcipelago di Goto. I reperti raccolti durante le ricerche a Takashima hanno permesso di avere non soltanto la prova della presenza dei relitti pertinenti la sfortunata spedizione del 1281, ma anche di recuperare consistenti porzioni di parti lignee d'imbarcazione che hanno consentito a Daniele Petrella di ricostruire la struttura e l'aspetto di nave della sfortunata flotta.
I rinvenimenti effettuati nel corso degli scavi nella Baia di Maegata a Ojika hanno permesso, pertanto, di ipotizzare con certezza che anche in questa baia abbiano fatto naufragio alcune navi della flotta del Gran Khan.

Tuttavia le ricerche hanno anche permesso di identificare le tracce di ulteriori naufragi o ancoraggi nella baia di navi di varie epoche che conducevano commerci tra le coste della Corea e della Cina e questa parte insulare del Giappone. A tal proposito è bene sottolineare la strategica posizione dell'isola di Ojika quale ponte naturale nelle rotte di collegamento tra la Corea, la Cina ed il Giappone meridionale.

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