Scudo fiscale, Napolitano firma la legge L'ira di Di Pietro: "Il suo è un atto di viltà"

Il Presidente ha firmato il decreto correttivo al dl anticrisi che contiene la misura dello scudo fiscale. Durissimo attacco al Colle dal leader dell'Italia dei valori. Il Quirinale replica: parole oltre ogni possibile commento, il Capo di Stato non ha potere di veto

Scudo fiscale, Napolitano firma la legge 
L'ira di Di Pietro: "Il suo è un atto di viltà"

Roma -  Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha firmato il decreto correttivo al dl anticrisi che contiene la misura dello scudo fiscale. La firma della legge, che viene quindi promulgata, è avvenuta al rientro del capo dello Stato al Quirinale dopo la sua visita di tre giorni in Basilicata. Ieri il presidente aveva spiegato con una nota le ragioni della sua decisione.

L'attacco di Di Pietro Il leader dell'Italia dei Valori non si ferma davanti a nulla e dopo la "comparsata" con coppola e sigaro spara a pallettoni. Questa volta nel mirino dell'ex pm c'è il Colle. "Noi dell’Italia dei valori - Di Pietro commentando la decisione del Presidente della Repubblica di firmare il decreto legge sullo scudo fiscale - ci saremmo aspettati che almeno il capo dello Stato su una legge criminale che serve ai delinquenti per rendere profittevole i propri guadagni avesse fatto sentire la propria voce".

"Un gesto pilatesco"
Secondo il leader dell’Idv la firma è "un gesto pilatesco, che non possiamo accettare. Il fatto che la firma sia giustificata dal fatto che se l’avesse mandata indietro le Camere l’avrebbero approvata di nuovo non ha senso - aggiunge Di Pietro - perchè allora lui che ci sta a fare?". "È un gesto - rincara la dose Di Pietro - oggettivamente vile perchè rinuncia alle sue prerogative costituzionali".

Gasparri: "E' teppismo parlamentare" "Il partito di Di Pietro ormai pratica il "teppismo" parlamentare. Per certi figuri servirebbe più l’anti doping che la sanzione da regolamento. Manderò una seconda coppola a Di Pietro perchè la faccia indossare al figlio Cristiano che quando il babbo era ministro si rivolgeva a direttori generali poi arrestati per sollecitare attenzioni per i suoi protetti". Così Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato. "Linguaggi e stili della famiglia-partito Di Pietro - aggiunge - sono la traduzione politica del santor-travaglismo. Una sinistra così starà all’opposizione in eterno. E lascino stare Borsellino di cui non sono degni di pronunciare il nome".

D'Alema: "Rispetti le istituzioni"
Antonio Di Pietro dovrebbe "rispettare le istituzioni dello Stato". Massimo D’Alema, a margine della manifestazione della Fnsi, risponde così ai giornalisti che gli chiedono di commentare le critiche del leader dell’Idv a Giorgio Napolitano: "Ritengo che chi fa della legalità la propria bandiera dovrebbe rispettare le istituzioni dello Stato. Altrimenti viene meno la coerenza e la serietà".

Il Quirinale: Di Pietro? oltre ogni commento Alla richiesta dell'Ansa di un commento sulle parole di Antonio Di Pietro, fonti del Quirinale hanno risposto che si tratta di dichiarazioni che "vanno al di là di ogni possibile commento". Le stesse fonti hanno sottolineato che la Costituzione non attribuisce al capo dello Stato "alcun potere di veto, come invece si tende a far credere". Dal Quirinale, in particolare, si rimanda alla nota diffusa ieri, con cui si è motivata la decisione del presidente della Repubblica di promulgare la legge; e si rileva inoltre che la prerogativa del capo dello Stato di promulgare le leggi, prevista dall'articolo 87 della Costituzione, è disciplinata dall'articolo 74 della stessa Carta fondamentale della Repubblica che stabilisce che "il presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può, con messaggio motivato alle Camere, chiedere una nuova deliberazione.

Se le Camere approvano nuovamente la legge questa deve essere promulgata". "Si tratta di norme - osservano le fonti del Quirinale - che non prevedono in alcun modo un potere di veto, come invece si tende a far credere".

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